lunedì 25 ottobre 2010

Il segreto di Reyes


PREMESSA: questo capitolo nasce dalla storia del Lord ma parallelamente ad essa, all'interno di un gioco di ruolo in cui il mio lord si muove e vive la vita che è narrata in questi capitoli. La Reyes del racconto è una vampira di grande potenza, generata da Vlad Tepes Drakul in persona, interpretata da una mia grandissima amica, a cui tributo in questo capitolo tutto il grande affetto che provo per lei.



La distesa acquatica era liscia, di fronte agli occhi dell'uomo, ritto sul molo a fissare l'orizzonte. Stringeva gli occhi, dello stesso colore screziato e luminoso del mare, in lontananza, una mano levata a riparali dal sole accecante. Erano giorni che attendeva, ma quella nave sembrava non arrivare mai. Ringhiò sommesso, maledicendo il timore della donna che attendeva, terrorizzata dagli aerei. Si appoggiò ad un palo che delimitava il molo, chiudendosi il pesante giubbotto da marinaio addosso, per ripararsi dal vento gelido che soffiava costantemente dall'oceano, in quella parte dell'isola. Nella lettera non gli aveva detto quando sarebbe arrivata, solo che ci avrebbe messo circa una ventina di giorni. Ed erano esattamente diciotto giorni che egli andava inutilmente a scrutare l'orizzonte, pur sapendo, i primi giorni, che non sarebbe arrivata, e sentendo crescere l'ansia ed il senso d'attesa, ogni giorno che passava. Sospirò, per l'ennesima volta, diviso tra frustrazione e desiderio, e si girò per tornare in porto, e poi al negozio, dove le solite incombenze lo attendevano.
"Tom!" lo salutò con voce venata da una leggera ironia Ernest, il pescatore che ogni mattina andava a tirar su le nasse su quel molo. "Nemmeno questa mattina è arrivata la tua bella?"
"Pare di no, Ernie! Ma io sono paziente..."
"Certo che ci vuole una bella fantasia per decidere di venir dall'Europa via mare! Senza contare i rischi... il mare è sempre più pericoloso dell'aria." Commentò l'anziano marinaio, fermo di fronte a Tom, estraendo una scatolina contenente tabacco e cartine e cominciando a farsi una sigaretta.
L'altro annuì, corrugando la fronte. Lo aveva detto anche lui alla donna, quando si erano sentiti, settimane prima. Poteva prendere l'aereo, sarebbero state solo poche ore di volo, invece di giorni in mare. Oppure avrebbe potuto andarla a prendere lui, con la magia... lei sapeva chi lui fosse, conosceva i suoi poteri, e non era certo un problema, per colui che era stato il più potente e pericoloso mago oscuro del secolo andare a prendere la donna che amava e portarla in salvo al faro. Ma Reyes non aveva voluto. Era una donna, nonché una vampira, di altri tempi, affezionata ad un certo modo di vivere e di viaggiare, malgrado la modernità che ormai aveva trasformato il mondo. Il mago aveva fatto pace con tutta la modernità dei babbani, da quando si era rifatto una vita, aveva imparato ad usare mezzi babbani moderni come computer, telefoni, auto, aveva viaggiato tra i babbani senza farsi riconoscere, viveva come un babbano, a cominciare dai vestiti e dal modo di esprimersi, ma non aveva rinunciato alla magia.. anzi, la praticava quanto prima, seppure con altri scopi. Cercava ancora il potere, ma ciò che lo spingeva ancora era il desiderio di conoscenza, la sete di imparare tutto quello che prima aveva tralasciato... la sua mente acuta e insaziabile non aveva perso stimoli e lo studio della magia ancora lo affascinava, sopratutto ora che era libero da ambizioni di sorta.
Ma vi erano cose che restavano sempre e comunque fuori dalla portata di ciò che era possibile fare con la magia.. e l'amore era indubbiamente una di quelle. Il mago conosceva mille pozioni per indurre il desiderio, la passione, l'ossessione, ma nessuna che inducesse il vero amore. Né ve ne erano che cancellassero l'amore, una volta che si fosse risvegliato nel cuore di un uomo.
Si era innamorato circa un anno prima della regina dei vampiri, ed avevano avuto una breve storia travagliatissima, quando lei aveva rotto con il licantropo ed ex mercenario per i mangiamorte Fenrir Greyback, lui l'aveva consolata ed accudita, come una bambina, e lei gli si era aggrappata... si era lasciata consolare, affezionandosi a lui, forse amandolo un po', anche ma in maniera del tutto diversa da come lui amava lei. La storia si era trascinata per qualche tempo, finché non si era spenta nel silenzio, mentre fantasmi passati si rannuvolavano tra loro. Il mago nemmeno ora capiva perché era finita, sapeva solo che erano tornati indietro, a quando si limitavano a flirtare, a trattarsi da affettuosi amici, senza risvolti di alcun tipo... ma sapeva bene, in cuor suo, di amarla come prima. Se non di più. Era altresì consapevole di non poterla riavere, avendo visto e percepito nei pensieri di lei il ritorno del licantropo, e stavolta non voleva più immischiarsi. Se lui non poteva essere altro che un amico, per la regina dei vampiri, si sarebbe limitato a quello, per male che potesse fargli.
Il mago si portò una mano al petto, immerso in quelle riflessioni, a mala pena consapevole delle chiacchiere sul tempo e sulla pesca del marinaio, finché questi non si interruppe a guardarlo, sorridendo.
"Non è solo un'amica che stai aspettando, eh, vecchio mio?"
Il mago si riscosse, guardando l'amico babbano con un sorriso, sorpreso di esser stato tanto trasparente.
"Ti sbagli Ernie... è solo un'amica... purtroppo." concluse, con una smorfia di amarezza in viso.
L'amico gli diede una pacca su una spalla, comprensivo.
"Ragazzo mio... è inutile che ti dica quanti pesci ci sono nel mare, se tu vai inseguendo solo la balena bianca, vero? Stai solo attento a non fartene divorare..."
"Già..."
Tom si riscosse, guardando l'ora. Era tempo di andare ad aprire il negozio, per cui salutò l'amico e si diresse a passo svelto all'Arcana Cabana. Per almeno un paio d'ore si perse nelle solite occupazioni, tra cui quella di rimettere a posto gli oggetti che avevano la malsana abitudine di muoversi, scambiandosi visite sugli scaffali, per farsi trovare addormentati alla rinfusa la mattina dopo. I più gioviali erano un gruppo di forchette d'argento, appartenute ad una strega molto celebre nella bella società del settecento, la quale adorava organizzare danze e ricevimenti, le cui forchette si comportavano alla stessa maniera, facendo visite di cortesia a tutti gli altri oggetti del negozio. Ritrovarle la mattina era sempre un'impresa, visto poi la loro tendenza a dividersi, ognuna in visita a categorie merceologiche diverse. Meno problematici erano i libri, abituati a dormire sugli scaffali, giusto ogni tanto qualcuno scendeva a raccontare il proprio contenuto agli altri e lo si poteva trovare addormentato e spalancato in mezzo al negozio, da dove aveva declamato ad alta voce la propria storia, ma solitamente erano assai ordinati.
Quella mattinata scorse via rapidamente e l'ora di pranzo arrivò prima che il mago potesse chiedersi che ora era, accompagnata dal socio, Richard Murray, che come al solito veniva a dargli il cambio per il pomeriggio. Mangiarono insieme al pub magico, raccontandosi le novità e passandosi le consegne, come al solito, ed anche l'anziano libraio si accorse delle rughe di preoccupazione disegnate sempre più profondamente sulla fronte dell'amico.
"Tom... smettila di tormentarti. Arriverà presto, vedrai... certo è strano anche per una vampira scegliere una barca a vela, per attraversare l'oceano, ma sai come sono questi vampiri. Sopratutto quando hanno una certa età, sono come tutti gli umani, affezionati a quello che conobbero da giovani." lo guardò in tralice, sorridendo.
Tom annuì, pensando che era particolarmente vero per lei, visto quanto adorava le loro anticaglie... aveva un animo fresco e fanciullesco, ma i suoi gusti, in fatto di vestiti e di un certo stile, appartenevano senza ombra di dubbio ad altri tempi. Sorrise, intenerendosi al ricordo dei modi formali della donna, quando le aveva presentato il proprio socio, degli atteggiamenti regali che aveva quando andavano in giro, capaci di incutere involontario rispetto in chiunque la incontrasse. La sua mente sfuggì di nuovo al suo controllo, divagando tra i ricordi dei loro incontri più divertenti ed intimi, delle loro chiacchierate, delle prime volte che si erano baciati, e di nuovo si disegnò l'amarezza sul suo viso.
"Hai ragione Richard..." disse quando riemerse dai propri pensieri, "Arriverà, è inutile starci a pensare."
Si salutarono, ed il mago tornò al faro, ad occuparsi della manutenzione lampada e della pesca per casa, insieme al piccolo elfo che amava il mare quanto lui, senza potersi impedire di lanciare occhiate verso l'orizzonte, sperando di veder spuntare una vela bianca, prima o poi, invece dei fumaioli delle navi da crociera o della forma sgraziata dei pescherecci.
Al tramonto salì sulla lampada a controllare che tutto fosse a posto per l'accensione, ed infine scese a ritirarsi nello studio, a leggere un po', ascoltando musica e scribacchiando, prima di andare a letto, quando fu colto di sorpresa dal campanello di casa che squillava. Andò ad aprire, precedendo Cletus, accigliato per l'ora e rimase sbalordito, quando si trovò di fronte la donna che tanto aveva atteso, seminuda, l'ampio abito strappato e semidistrutto, bagnata fradicia, graffiata e molto, molto arrabbiata.
"R-Reyes? Ma che diavolo è successo?"
"Siamo naufragati!" Esplose. "La nave è stata colta da una burrasca due giorni fa, a poche miglia da qua, ed è finita in acqua con tutto l'equipaggio! Ovviamente gli umani sono morti tutti... mangiati dagli squali che pensavano di banchettare anche con me!" Ringhiò la donna, mostrandogli una gamba su cui il segno di un morso stava rapidamente rimarginandosi. "Detesto il sangue di pesce... Ma vuoi farmi entrare o devo mordere anche te per potermi fare una doccia?"
Il mago aveva disegnato in volto un misto di sgomento e di dolore, ma a quelle parole scoppiò a ridere. Certo la regina dei vampiri non poteva venir fermata da qualche squalo... malgrado la sua innegabile dolcezza, era un temibile predatore, da far arretrare tigri e squali, senz'ombra di dubbio.
"Tesoro, avanti... ma mi sa che dovrai accontentarti dei miei vestiti, per coprirti, perché non ho nulla di adatto da darti."
La donna non lo ascoltò nemmeno, inoltrandosi nella casa che conosceva tanto bene e infilandosi nella doccia.
Le preparò dei vestiti nella camera degli ospiti, poi disse a Cletus di preparare da mangiare e da bere ed andò ad attenderla in salotto, aggiungendo legna al fuoco nel camino, già acceso contro il precoce freddo che avvolgeva Nantucket.
La sentì cristonare contro l'effetto della salsedine sui suoi lunghissimi e bellissimi capelli rossi per un po', prima di vederla riemergere avvolta da un accappatoio, la testa avvolta da un asciugamano a mò di turbante, a reclamare un bloody mary degno di questo nome. Si sedette sulla sua poltrona preferita, di fronte al camino, e si rilassò solo dopo aver scolato almeno metà del drink. Allungò le bellissime gambe a scaldarle al fuoco ed il mago si perse a guardarle, prima di accorgersi dello sguardo divertito con cui ella lo fissava.
"Ti ho fatto una domanda, Tom... e non mi hai ancora risposto"
"Ah, si?" Sorrise, per nulla imbarazzato. "Se vuoi la risposta me la dovrai ripetere, tesoro... ma prima copri quelle gambe, altrimenti non riuscirai a ottenere nulla di sensato da me!" Rise. Il suo arrivo lo aveva finalmente rilassato, si sentiva leggero, come se avesse bevuto e persino il fatto che avesse fatto naufragio e fosse praticamente arrivata a nuoto, sopravvivendo al disastro solo perché era già morta ed era una vampira estremamente potente era passato in secondo piano.
"Ce l'hai?" Ripeté la vampira.
L'uomo annui, alzandosi dal divano.
"Ma certo che ce l'ho... sono settimane che ti aspetta."
Prese un piccolo scrigno dalla propria scrivania e lo porse alla vampira, che lo aprì con occhi luccicanti. Ne guardò il contenuto con un sorriso raggiante, alzando poi il viso verso il mago, che le si era seduto accanto.
"Oddio, Tom.. non so come ringraziarti!"
"Eh, io un'idea l'avrei..." Rise il mago, mentre visualizzava esattamente il genere di ringraziamento che avrebbe preferito, ma scacciò la visione con una scrollata di spalle. "Ma basterà semplicemente che ne resti un po' quando avremo finito di usarla... non è facile reperirne, e quella è la sola che ho. Piuttosto non ho capito perché hai voluto venirla a prendere qui affrontando un viaggio così lungo e pericoloso quando avrei potuto portartela io con la solita passaporta."
La donna chiuse lo scrigno, carezzandone pensierosa il coperchio, prima di rispondere.
"Non volevo che... lui lo sapesse. Mi ucciderebbe se scoprisse quello che voglio fare e non sono nemmeno io sicura di volerlo fare, sai?" Alzò lo sguardo su di lui, le iridi verdi velate da un po' di malinconia.
Il mago si avvicinò a lei, e con un gesto gentile coprì con un plaid le gambe che la donna infreddolita aveva raccolto sotto di sé, eliminando dalla vista una notevole distrazione.
"Non capisco nemmeno io perché vuoi farlo, sai? Voglio dire... è una cosa bizzarra, dopo tutto questo tempo..."
Reyes si strinse nelle spalle, tornando a guardare assorta il piccolo scrigno.
"Hai ragione, ma... ne ho sempre sentito la mancanza. Da quando sono... diventata quello che sono, per quanto mi piaccia essere quello che sono, io..." Si morse un labbro, turbata. "E poi è una specie di anniversario, per me. Il prossimo Halloween saranno esattamente..." Alzò lo sguardo al mago, ed un sorrisino si dipinse sul suo volto. "Sarà un anno zero, come dici tu, quando si compiono i decenni."
Il mago sorrise. Non conosceva esattamente l'età della vampira, non gliel'aveva mai chiesta e per l'affetto che provava per lei, non era nemmeno andato a cercarla sui libri che raccontavano la sua storia e quella della sua stirpe. Sapeva che ammontava a parecchio, ma preferiva non saperla, se a lei non faceva piacere dirlo. Si chiese solo se il decennio era riferito all'età di nascita o a quella della trasformazione, ma ritenne inopportuno chiederlo, per cui si avvicinò semplicemente alla donna per abbracciarla.
"Posso capire, allora... ma non rischi di soffrirne ancora di più, dopo? Voglio dire... quando sarai riuscita a farlo, non ne sentirai ancora di più la mancanza?"
La donna posò la testa sulla spalla del mago, stringendo la scatolina tra le mani.
"Forse, Tom... ma sono stanca di rimpiangerlo. Voglio tornare a provarlo, per una volta. Solo per una volta, tanto di più non si può fare, e voglio farlo qui, lontano da Vlad che potrebbe pensare che non ami quello che sono diventata e non ami più lui. Lo prenderebbe come qualcosa di personale, come un rifiuto, mentre io voglio solo..." si fermò, con la voce che si spezzava, ed un vago sentore di nodo in gola che le si formava in petto. "Voglio solo ricordare ancora cosa si prova con il cuore che batte in petto, Tom. Voglio ricordarmi la mia umanità, non voglio diventare come quei vecchi parrucconi insensibili che popolano la corte, tutti convinti che esser morti e incapaci di amare sia meglio della vita, del sole che ti batte in viso. Che questo li renda migliori delle persone che ammazzano per nutrirsi. Lo sai che..." Si fermò, alzando la testa a guardarlo negli occhi, ed il mago si lasciò annegare in quel verde liquido, ascoltandola. "Sono anni che non uccido più nessuno? Mi limito a bere senza mai uccidere il donatore, tanto più che di ragazzi che mi vengono a cercare per l'ebbrezza di farsi mordere ce ne sono molti più delle mie esigenze... sono tutti convinti che sia chissà cosa di erotico, mentre per me è solo un modo per nutrirmi, ne più ne meno che farsi un piatto di pastasciutta per loro."
La donna sospirò, rannicchiandosi contro il corpo del mago.
"Voglio che sia una cosa mia, privata... e sei il solo a cui posso raccontarlo. Anche..." Si interruppe, mordendosi il labbro, esitante.
"Non capirebbe, lo so" Concluse il mago per lei. La strinse a sé. "Per lui la licantropia è diventata motivo di orgoglio, anche se lo fa soffrire, ma è fiero di se stesso e di quello che è. Ed è vivo, in ogni caso."
"Esatto. Lui lo sa cosa vuol dire sentirsi il cuore in petto, io invece..." Posò una mano sul centro del torace del mago, percependone il battito intensificarsi al tocco, emozionarsi.
"Scusami, Tom... io ti sto di nuovo usando come muro del pianto..."
"Non ti azzardare. Non devi scusarti, Rey. Se avessi saputo che volevi fare una cosa del genere e non ti fossi rivolta a me mi sarei offeso mortalmente." Sorrise. "E poi almeno io sono un esperto del settore. Visto che so come funziona, potrai farlo in piena sicurezza." E potrò consolarti, quando gli effetti verranno meno... concluse mentalmente, senza dirlo, per non aggiungere dolore a quello che vedeva negli occhi della donna.
"Quando vuoi farlo? Proprio ad Halloween?"
Reyes annuì.
"Se per te non è un problema..."
"Nessun problema, ti posso assicurare."
Mancava ormai solo qualche giorno ad Halloween, e la costa del Massachusetts era stata riempita di festoni colorati, ogni vetrina era piena di zucche e streghe e gatti neri, tanto che alcuni maghi vecchio stampo, abituati al cappello ed alla veste da mago circolavano anche nel mondo babbano, godendosi l'anonimato che la festa donava loro. Il mago e la vampira, invece giocavano a fare i babbani, girando la sera, dopo il tramonto, per locali e strade piene di ragazzini festanti, che anche in anticipo sulla festa cominciavano ad andare in giro travestiti. Il mago era diviso tra la gioia di avere al suo fianco la vampira e la preoccupazione per la tensione che vedeva disegnarsi sempre di più sul suo volto, giorno dopo giorno.
La sera prima del giorno decisivo il mago condusse la vampira a ballare, deciso a non farle pensare a nulla, e poi quando tornarono a casa, pronti per la prova, il mago la fece sedere in salotto e la fissò negli occhi, serio come non era mai stato con lei.
"Sei sicura?" chiese. "Non sarà una cosa definitiva, durerà solo qualche giorno... malgrado la sua potenza, la pietra filosofale non può ridarti la vita, il sangue vampirico riprenderà il sopravvento e tu tornerai quella che sei ora..."
La donna rispose al suo sguardo, altrettanto seria.
"Più che mai, Tom... voglio risentire la vita in me. Voglio sentire il mio cuore, voglio respirare... voglio sentire il sole dell'alba sul mio viso. Fosse anche solo per rimpiangerlo di nuovo e dolorosamente per altri infiniti anni, voglio provarlo di nuovo."
Il mago la guardò a lungo... era toccato da tanto desiderio, era ciò che amava di più in lei, la profonda umanità che le era rimasta. Quello che davvero la rendeva diversa da ogni altra vampira. Aveva sperato di poterle fare cambiare idea, perché immaginava che tornare vampira l'avrebbe fatta soffrire ancora di più, ma la decisione negli occhi di lei era più forte dei suoi dubbi e decise di assecondarla. Se non altro, sarebbe stato con lei, avrebbero condiviso questo strano percorso... ed avrebbe potuto consolarla quando il sangue di Vlad l'avrebbe uccisa la seconda volta, riportandola ad essere una vampira.
Il mago si alzò, ed aprì la porta del suo laboratorio magico, dove da giorni da un alambicco magico si distillava l'elisir estratto dalla pietra filosofale, contenuta nella scatoletta che Reyes aveva voluto vedere giorni prima.
"E' pronta, tesoro..." mormorò il mago, tornando con un bicchierino.
La donna lo prese in mano, guardò la pozione di color zafferano e restò indecisa qualche momento, persa in pensieri troppo lontani per poterli esprimere a parole... poi senza lasciarsi fermare da altre considerazioni, bevve, tutto in un sorso. Guardò il mago oscuro di fronte a lei, con gli occhi lucidi, un barlume di timore negli occhi.
"Farà male?" chiese, un attimo prima di sentire una fitta di dolore al petto. Posò con mani tremanti il bicchierino, per portarsele subito al seno, abbassò gli occhi, mentre il suo corpo riprendeva a vivere. Un lampo di dolore la attraversò, mentre tutte le funzioni vitali tornavano ad agire dentro di lei. Emise un gemito roco, mentre si sdraiava sul divano, attraversata da una sensazione fortissima di piacere e dolore, analoga a quella che aveva vissuto lo stesso mago quando era stato riportato in vita, anni prima. Spalancò gli occhi, guardando Tom, senza parlare, la bocca aperta ad aspirare ampie boccate di aria. L'uomo le si sedette accanto, il viso stravolto dalla preoccupazione, tendendo le mani, ma ella alzò le proprie, mentre respirava a fatica, gemendo.
"No..." disse con voce roca. "Non mi toccar.." s'interruppe, emettendo un gemito, prendendosi la gola. Divenne pallidissima, ed il mago restò a guardarla, angosciato, mentre la donna chiudeva gli occhi, ansimando. Il suo corpo fu scosso da violenti brividi, mentre la vita tornava ad impossessarsi delle sue membra, e dopo quello che parve un tempo interminabile, riaprì gli occhi, pieni di lacrime... e sorrise.
"Tom... sono di nuovo viva..." gli prese le mani e se le premette al seno, dove il mago sentì nuovamente pulsare il cuore, potente, rapido sotto la sua mano. Sorrise, gli occhi che si velavano di lacrime di commozione.
"Mio Dio, Rey..." mormorò, incapace di dire altro.
La donna allungò una mano tremante a toccargli il viso, cercò di alzarsi ma ricadde, debole come un neonato.
"Portami fuori, ti prego... voglio sentire il vento" Disse, a voce bassissima.
Il mago si alzò in un lampo, prese un pesante mantello e aiutandola ad alzarsi ve la avvolse, e la condusse in terrazza. La donna guardò il cielo, come se lo vedesse per la prima volta, lasciando che lacrime di commozione le scorressero sul viso.
"Voglio vedere l'alba, Tom... resta con me, ti prego..."
"Non vado da nessuna parte, amore mio.. sono qui, con te."
La fece sedere sulla sdraio, la avvolse in un caldo plaid e si sdraiò accanto a lei, dopo aver chiamato l'elfo per far portare da mangiare.
"Devi nutrirti, ora..." Tremava a sua volta, colmo di un'emozione intensissima, incapace di identificarla. Il viso di lei si era trasformato, pur restando bella come sempre, era colorato di rosa, ed era più dolce, più giovane, come se fosse tornata poco più che una ragazzina. Come se avesse ritrovato un'innocenza che tutti quegli anni da vampira avevano cancellato dal suo viso. Il mago la strinse a se, mentre la donna guardava il cielo notturno schiarirsi lentamente sopra di loro, e lentamente sorseggiava il brodo ristretto che il mago le aveva fatto portare. Il sole sorse, lentamente, colorando il cielo con strisce di colore cangiante, dal rosa al fucsia all'azzurro più intenso. I due restarono abbracciati, senza parole a guardarlo trasformarsi di fronte a loro, troppo emozionati per parlare, fino a quando il sole caldo si alzò sulla baia di Nantucket. Solo allora la donna cominciò a sentire la stanchezza e si fece portare dal mago nella sua camera, dove dormì, mentre il mago andava ad occuparsi dell'Arcana Cabana. La mattina sembrava non passare mai, per il mago, che corse a casa trafelato, senza pranzare come al solito con il socio, per trovare Reyes in terrazza, che mangiava a quattro palmenti un sontuoso pranzo preparato con tutte le cure dall'elfo.
Mangiarono insieme, ridendo come ragazzini e dopo pranzo uscirono per andare alle giostre di Halloween, piene di ragazzini travestiti, e la donna sembrava esser davvero tornata una bimba. Rideva, voleva salire su tutte le giostre, si gustava il cibo e la tachicardia per le corse che infliggeva al mago come se non le avesse mai vissute, guardava ogni cosa stupita dai colori, dalla luce, dal freddo e dal caldo degli oggetti e della pelle dell'amico. La sera non voleva quasi andare a letto, e la mattina dopo, malgrado fosse festa, si svegliò prestissimo, precedendo persino il mattutino elfo nella preparazione della colazione.
Trascinò di nuovo in giro il mago, voracemente affamata di vita, fino a sera, quando con il tramonto, l'effetto dell'elisir cominciò a diminuire.
Era quasi mezzanotte, quando il sangue di Vlad riprese il sopravvento sulla Pietra Filosofale.
La donna si portò le mani al petto durante la cena, ed alzò sul mago uno sguardo pieno di dolore.
"Tom..." Mormorò. "Sta finendo..."
"No! Doveva durare almeno sei giorni, secondo i miei calcoli..." Gli occhi del mago si incupirono, mentre la afferrava prima che la donna cadesse a terra, per gli spasmi di dolore. "No..." Mormorò, osservando il colore che scompariva dalle guance della donna. Ella gli carezzò il viso, respirando a fatica.
"Non fa nulla... è stato meraviglioso lo stesso..." disse, mentre quel rapido assaggio di vita la abbandonava. Rimase immobile tra le sue braccia per qualche istante, a fissarlo, poi ricadde, abbandonata. Il mago, seduto per terra, folle di terrore, guardò il corpo della donna afflosciarsi tra le sue braccia, privo di vita, ed ebbe per lunghi istanti il terrore di non vederla tornare, mentre il pensiero di averla uccisa per sempre attraversava la sua mente.
"Torna, Reyes... torna, amor mio." ripeteva, senza accorgersi di averle di nuovo dato l'epiteto che usava quando stavano insieme per la seconda volta in due giorni. Sentì le lacrime scorrergli sul viso, mentre la stringeva a se, incapace di pensare ad altro che al rischio di non sentirla tornare, quando all'improvviso il corpo che stringeva si irrigidì, e le mani della donna si stringevano sulle sue spalle. Volse il viso a guardarla, e vide che la pelle aveva ripreso quella strana luminescenza traslucida dei vampiri, che gli occhi si erano rifatti profondi ed ipnotici e la vita sovrannaturale dei vampiri era tornata in lei. Le carezzò il viso e le labbra, mentre la donna faceva un debole sorriso.
"E' finito... è finito tutto."
Il mago annuì, incapace di parlare.
"Sei tornata vampira... mi dispiace, Rey..."
"Non fa nulla, Tom... è stato meraviglioso lo stesso..." Chiuse gli occhi, si strinse a lui, posando la fronte alla sua spalla. Sospirò, lo avrebbe fatto se avesse potuto respirare, e rimasero abbracciati, seduti sul pavimento, per un tempo incalcolabile, finché la vampira mormorò qualcosa contro il petto di Tom.
"Cosa?" chiese il mago.
"Grazie" Ripeté la vampira. "Dopo cento anni da vampira, per un giorno, sono tornata viva... grazie a te."
Tom le posò un bacio in fronte, commosso oltre ogni dire, e la sollevò tra le braccia. Sembrava diventata più leggera, quasi svuotata, la posò sul divano e si sedette sul tavolino di fronte a lei, fissandola. Si portò le sue mani, di nuovo gelide, alle labbra e le tenne strette a scaldarsi, mentre la vampira si guardava attorno, annuendo.
"Ora sto bene, Tom... sto bene, non preoccuparti per me." disse, senza guardarlo negli occhi. "Ho solo bisogno di bere e di dormire e poi sarò come al solito."
Il mago annuì, andò a prepararle un bicchiere di sangue puro e glielo portò, senza dire una parola, sapendo quanto fossero inutili, in certi momenti. Glielo mise sul tavolino e poi si sedette sulla poltrona, senza dir nulla, guardandola bere e poi chiudere gli occhi. Attese che si addormentasse, poi la portò in camera e chiuse la porta, dopo averla posata sul letto e coperta.
La mattina dopo, la donna era già partita, quando si alzò. Gli aveva lasciato la colazione pronta e un biglietto.
“Grazie.”

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