domenica 13 marzo 2011

Multiversi...

Il sonno finalmente va a cercare il mago... lo blandisce, mostrandogli altri luoghi, altre storie, mille vite ancora da sognare e da raccontare. Il libro che lo accompagna presto si riempie delle immagini che egli disegna attorno alle parole che legge, mentre pian piano la notte silenziosa attorno al faro si fa spazio anche all'interno, finchè la sua mano si allunga ad accogliere il buio, spegnendo la luce. Altri multiversi si spalancano nella mente del mago, non appena chiude gli occhi. Forse che questi mondi alternativi non esistono solo perchè non sono tangibili quanto il faro? Non è forse vero che anche le emozioni, i sogni non sono tangibili? Eppure hanno la forza di mutare le nostre azioni, di portarle verso altre direzioni, di far trasformare la nostra volontà fino a modificare la realtà. E quando questo avviene, le emozioni, i sogni, diventano tangibili, come tutto il resto. Ed anche se fossero solo frutto della nostra mente.... perchè accidenti dovrebbero esser meno reali del resto solo per quello?

giovedì 10 marzo 2011

Destino Crudele



Seduto per terra, sul molo... i piedi che penzolano fuori, guarda l'acqua, incurante degli spruzzi che arrivano ad interrogarlo, curiosi di capire che sta facendo a guardare il mare indifferente. Le caviglie incrociate, le braccia strette attorno al torace, appoggiato ad un pilastro, guarda le onde grigie, vuoto di pensieri, per una volta... aspira l'aria fredda proveniente dal mare, ricordando solo vagamente un tempo lontanissimo, perduto in vite precedenti, quando appena adolescente era andato al mare, d'estate, in Scozia, e si era trovato solo, come al solito, nella stessa posizione, in un luogo analogo. Dall'altra parte dell'oceano che gli sta di fronte. Ha la curiosa sensazione di potersi guardare, attraverso la barriera del tempo, oltre gli anni passati tra lui e quel ragazzino pieno di dolore e di odio. Si guarda, e vorrebbe potersi parlare. Vorrebbe dirsi quanto sia inutile tutta quella ricerca di vendetta, di potere... quanto non abbia portato a null'altro che ulteriore dolore, per se stesso e per tutti coloro che hanno incrociato la sua strada, da allora in poi. Vorrebbe poterlo dire a quel fantasma di quattordici anni, ancora inconsapevole ed innocente di tutti i dolori che provava e che avrebbe causato nel giro di pochi anni. Ma il tempo è un cattivo messaggero, manda i messaggi in una sola direzione, ed il messaggio, chiarissimo, arriva solo dal passato e non torna indietro.
Viene scosso dai suoi pensieri dal solito, mattiniero Homer che in cerca di pesce va a tirare su le reti, poco lontano da lui, e lo saluta.
«Tom!» gli grida. Il presente torna ad afferrarlo, nella voce gioviale di quel vecchio, colpevole solo di esser stato se stesso e non mille altre persone, mille altre facce, a nascondere la sola che non voleva vedere, la propria. Il mago si gira a salutarlo, l'ombra appena delineata di un sorriso in volto, e torna a guardare il mare. La tentazione... no, nemmeno, il desiderio di potersi abbandonare all'oblio delle onde gli accarezza la mente, l'anima stanca di tormenti, infranta dalla fatica di doversi frequentare quotidianamente portando un fardello insopportabile, ma non è altro che un vano desiderio. Vorrebbe posare il fardello, una volta per tutte, ma sa che non riuscirebbe mai a farlo volontariamente. Anche quando pesa così tanto, come quel giorno...
È l'anniversario della battaglia di Hogwarts. Il giorno in cui Harry Potter lo ha sconfitto definitivamente, uccidendolo nell'entrata della scuola di magia e stregoneria d'Inghilterra. Ricorda solo a tratti quello che avvenne, e talvolta sospetta di aver ricostruito i propri ricordi sulla base dei resoconti che ne ha letto, scritti dai vincitori. Molte cose non le ricorda minimamente. Ma l'ultimo lampo verde lo ricorda. Partito dalla sua stessa bacchetta e rimbalzato indietro a colpirlo, in una parodia di suicidio involontario. Una cosa si chiede da anni: se davvero avesse vinto.. che avrebbe fatto? Se finalmente avesse raggiunto il potere, che altro avrebbe potuto fare?
La domanda non trova risposta, a maggior ragione ora che ogni desiderio di potere sugli altri si è cancellata definitivamente dal suo animo. Persino pensare di radunare seguaci ed eserciti gli pare insensata, ora.. eppure un tempo un barlume di megalomania lo aveva spinto a pensare di prendere il potere in tutte le grandi comunità magiche d'Europa, anche se non sa dirsi che se ne sarebbe fatto infine di tutto quel potere.
Solo ora ha capito che il vero potere magico non è comandare gli altri, ma comandare se stesso. Ed è molto più difficile, sorprendentemente.
Torna al presente, di nuovo, richiamato dalle grida di Homer. La rete si è come al solito impigliata e tirandola in secca, i due scoprono il perché. Un relitto di legno, trasportato dalle maree, è stato catturato dalla rete. Solo un pezzo di legno, ma qualcuno ci ha inciso qualcosa. I due leggono e ridono. Ma solo a Tom la scritta sembra una strana risposta alle sue domande. La mano, rozzamente, ci ha inciso due parole.
Destino crudele.

lunedì 7 marzo 2011

Pensieri

Tramonto sull'isola... come sempre il mago si perde a guardare l'orizzonte, quando l'ora è quella giusta. Lascia liberi tutti i pensieri che durante il giorno ha dovuto tenere incarcerati in un ripostiglio perchè non lo disturbassero e torna a oosservare il contenuto della propria mente da un'altra prospettiva. Non è mai semplice conf...rontarsi con se stessi, ed ultimamente ha finito con il farlo più spesso di quanto gli faccia piacere, ma certi percorsi sono ineludibili, che gli piaccia o meno... ma la strada da percorrere è ancora tanta. La pace che gli sfugge, ogni tanto sembra a portata di mano, mentre altre volte è lontana quanto la luna, a picco sul mare, riflessa dalla superficie vitrea dell'acqua. Solo, al faro, la sera, si chiede quale sia l'abisso più profondo, quello che ha davanti o quello, altrettanto nero e insidioso, che ha dentro. Nessuna risposta è ancora possibile, e la ricerca è faticosa, per quanto indispensabile.
Ma stasera no. Il mago decide improvvisamente che per una sera può aspettare. Ricarica il bicchiere di whiskey, attacca la musica a tutto volume e si lascia svuotare di pensieri, o almeno, per una volta... ci prova.

Behind Blue Eyes

domenica 6 marzo 2011

Asmodeus

Volava, senza curarsi di tempo, spazio, sorvolando città, campagne, stati, mari, assaporando i mille sapori dell'umanità, le loro paure, le meschinità, le tristezze, i dolori, la rabbia... ah, la rabbia. Che sapore meraviglioso aveva la rabbia, lo aveva quasi dimenticato. 
Scendeva in picchiata su piccoli agglomerati, invisibile agli occhi delle persone normali, solo i veggenti, i maghi, le streghe, coloro che praticavano la magia e potevano vederne il colore riuscivano a vederlo e ne restavano atterriti. Bastava un solo passaggio, per trasfondere altro terrore nel cuore della gente che sorvolava, per attizzarne la parte peggiore, come un fuoco che covasse sotto la cenere ed attendesse solo lui per venir riacceso. Liti scoppiavano al suo passaggio, gemiti di terrore si accompagnavano al suo batter d'ali, ed Asmodeus rideva follemente ogni volta che sentiva le emozioni nutrirlo come un tempo, renderlo sempre più forte. Tenere a bada il mago, intrappolato e ululante nel suo petto era sempre più facile, ed il corpo che gli aveva dato... era immensamente pieno di potere. Dopo un tempo infinitamente lungo, il demone si concesse una tregua, per imparare a conoscere meglio il mago di cui aveva preso possesso, finalmente. Atterrò in cima ad una montagna, molto al di sopra delle abitazioni dell'umanità, tra le vette ghiacciate, più vicino al cielo ed al sole di quanto fosse stato da molti secoli, ormai. Si sedette, mantenendo la sua forma demoniaca, chiuse gli occhi e si concentrò, per raggiungere la mente del prigioniero. Lo sentì inveire, ululare letteralmente di rabbia, quando penetrò con la propria mente nella sua. Le difese che si trovò davanti erano potenti, molto maggiori di quelle che aveva mai incontrato in qualsiasi altro mago che avesse osato infilare l'anello ove era intrappolato. Asmodeus ne fu soddisfatto, finalmente qualcuno che avrebbe potuto fornirgli abbastanza potere da spezzare l'incantesimo di Agrippa, rompere l'anello e liberarsi finalmente da quella maledizione infame. Oltrepassò, seppur con difficoltà, le barriere interiori del mago, trovandosi davanti una sorpresa assoluta. Un mago oscuro, dagli immensi poteri, già passato attraverso la tenebra più nera. Ne custodiva ancora abbastanza in cuore da non poter essere definito redento, anche se era addirittura morto ed era stato riportato in vita con arti oscure quanto quelle che aveva praticato nella sua vita precedente. Un'anima nera, macchiata di omicidi ed efferatezze, frantumata e ricomposta, con una personalità complessa, una volontà indomabile ed un'ambizione di conoscenza quasi illimitata. Asmodeus ne fu toccato e quasi commosso... 
«Potevamo quasi pensare di diventare amici,» disse al mago, quando smise di perquisirne i ricordi. «Dopotutto eri anche tu un personaggio molto sinistro... prima che ti sconfiggessero!»
«Mai!» Replicò il mago, arretrando e rialzando le proprie difese, deciso a non farla trovare semplice a quell'intruso demoniaco. «Mai e poi mai mi  piegherò a te, o a chicchessia, se è per questo!» Fu la fiera risposta che echeggiò nel petto silenzioso del demone.
«Oh, lo farai... con il tempo scoprirai che ti piacerà di nuovo come un tempo, praticare le arti oscure, nutrirti della paura della gente... e potrai anche coltivare quei desideri inespressi che ti sei tenuto ben custoditi in cuore, anzi, dovrei dire molto più in basso, quando cercavi solo il potere.... piccolo maghetto lussurioso! Te ne sei concesse parecchie di seguaci, eh? Con me potrai averle tutte, quelle che desideri, persino quelle che ti sono sfuggite...»
Il demone mostrò a Tom visioni lussuriose di tutte le donne che aveva avuto, ed altre di donne che aveva solo desiderato, o semplicemente ammirato. Il mago le respinse fieramente, ringhiando nella mente del demone.
«Non pensare di attirarmi con questi giochetti, demone.. non mi conosci ancora bene!» replicò, malgrado lo sforzo immane di resistergli. «Non sono come quelli che hai conosciuto prima.»
«Oh, sì, lo vedo... sei peggio, molto peggio! Nessuno di loro aveva mai avuto sulla coscienza gli orrori che hai tu... persino un neonato, sono ammirato... peccato che tu avessi sottovalutato il sacrificio di quella donnetta, un errore che con il mio aiuto non avresti commesso, puoi credermi! Saresti facilmente ancora al potere, ora.. avresti tutto il mondo magico piegato ai tuoi voleri, ed il mondo babbano, come lo chiami tu, conoscerebbe il tuo nome e lo temerebbe... ed ora potresti rifare la scalata al potere, senza più intralci, senza nemmeno preoccuparti di tradimenti o di seguaci poco abili.»
Ciò che in Tom era ancora Voldemort sorrise, mentre il mago lottava contro la seduzione del demone. Quella parte di lui era sempre forte, nella sua mente, ed era contro di essa che Tom aveva strenuamente lottato, da quando era stato riportato in vita. Sentì quella parte antica, sempre forte, esultare, muoversi dentro di lui, di fronte alla tentazione del demone. Voldemort voleva con tutte le sue forze dire sì, anche se significava mettersi al servizio del demone, pensando magari di poterlo sopraffare in un secondo momento, una volta riconquistata la libertà. Ma Tom si oppose. L'istinto di sopravvivenza, di autoconservazione che lo aveva sempre mosso si opponeva all'idea di asservirsi a qualcuno o a qualcosa, malgrado la tentazione di tornare al potere fosse estremamente seducente. Lo strazio tra le due parti in lotta diede al demone di fronte a lui ulteriore nutrimento e presa sul mago, e lasciò che egli si dibattesse nel dubbio e nella tenebra, sapendo che più lo teneva prigioniero e più avrebbe potuto imparare a controllarlo.
Ma Tom resisteva, al demone ed a se stesso, con tutte le sue forze, con la volontà micidiale che lo aveva mosso per tutta la sua vita. Si era scelto un'altra strada, anche se fino ad allora non aveva saputo darsi una risposta univoca sul perché. Anche ora, di fronte al demone, non era sicuro di conoscere la risposta giusta, ma sapeva che non sarebbe mai tornato ad essere Voldemort, qualsiasi cosa gli fosse costata quella scelta. Finché poteva disporre delle proprie forze mentali per opporsi, sia al demone, che al ricordo di Voldemort, lo avrebbe fatto.
«N-no.» Rispose, racimolando tutte le sue forze in quella parola. Ritrovò potente la stessa volontà che lo aveva sempre mosso, e la oppose ad Asmodeus, con la stessa ferocia che aveva usato per conquistare il potere. Stavolta per mantenere la propria libertà, fosse anche rimanendo prigioniero.
Il demone sogghignò, ferocemente.
«Staremo a vedere quanto resisterai, mago... sento già incertezze, dentro di te. È solo questione di tempo, prima che tu scelga la via migliore per tutti.»
Rise, tornando alla coscienza, in tempo per sentire una potente evocazione diffondersi nella sua mente, come una melodia. Qualcuno, da qualche parte, lo stava chiamando. Una voce femminile, potente e demoniaca, un canto a cui non poteva sottrarsi. Lasciò il mago ai suoi dubbi e prese nuovamente il volo.

venerdì 4 marzo 2011

Destino

Nulla è più difficile da leggere del futuro... sopratutto a chi sappia modificarlo. Il mago lo sa, e torna a pensarci, visto che in negozio sono arrivate alcune palle di cristallo per la divinazione, che spolvera e mette in vetrina, per venderle. Una particolarmente bella attrae la sua attenzione e la posa di fronte a sè, sul bancone. Il negozio è chiuso, finalmente, ed ha tutto il tempo per riflettere. Lascia entrare lo sguardo nella sfera, rilassandosi e le prime immagini che vede sono del suo nefasto passato. Hogwarts, i lunghi viaggi, la ricerca del potere... le sconfitte. Nagini, a cui un ragazzino imberbe taglia la testa, e quella maledetta battaglia che lo ha ucciso. Il volto gli si distorce in una parodia di sorriso, mentre accarezza il cristallo, aprendo la mente ad altre visioni. Non ha bisogno di rivedere il suo passato, lo tormenta già abbastanza quando chiude gli occhi. 
Il faro, dopo breve tempo, appare dalla nebbia contenuta nell'oggetto. Una giornata di sole, ed il mago che esce, libro, berretto, canna da pesca, seggiola pieghevole... poi tutto scompare in una nebbia indistinta. Dal presente al futuro è un salto nel buio, e solo immagini confuse emergono dall'oscurità. Volti, femminili e maschili, alcuni noti, altri no. 
Ma il futuro non si può leggere a tutti. Il destino di molti è già tracciato in tutti i dettagli: sono coloro la cui fantasia non basta a modificarlo, che seguono senza saperlo sentieri già tracciati da altri, la cui fine è nota. 
Per altri, il destino non è che una vaga traccia, una direzione, ma le strade per arrivarvi sono tante, al punto che solo percorrendole si possono conoscere. Il mago pensoso osserva il buio, dentro la sfera di cristallo, che tanto bene rispecchia il suo destino. Non c'è modo di conoscere altro che quello: ogni passo è diverso dall'altro e per quanto vorrebbe, non riesce a vedere altro che una vaga direzione. Lontana, come una luce in fondo ad un percorso lungo e tenebroso. Quella luce è la meta, ed è al termine di ogni strada. Ma la strada è buia, finchè non giunge il presente ad illuminarla. 
Con un sospiro, Tom pulisce la sfera con un panno di seta, mormora incantesimi purificatori, vi appone il cartellino del prezzo e la posa con le altre. Niente è scritto del tutto.

giovedì 3 marzo 2011

Ancora freddo...

*nevica intorno al faro... di nuovo un manto candido cerca di avvolgersi sulle mura dell'edificio, tentando di infilare le dita inquisitrici al suo interno. Ma nel camino una famiglia di salamandre nutre il fuoco di calore, ed altre dormono in un braciere nella camera da letto del mago, dove l'uomo si sta appisolando gradualmente con... il naso tra le pagine di un libro. Poco dopo si addormenta ed è l'elfo, di passaggio a prendere gli animaletti magici, a trovarlo addormentato con il libro sul petto. Lo sposta, spegne le luci e riporta le salamandre nel camino, portandone solo una in camera propria. La creatura magica sbuffa, un mezzo sorriso sul viso, guardando la copertina del libro che il mago stava leggendo. Ancora non è uscito dalla terra di mezzo...*