domenica 6 marzo 2011

Asmodeus

Volava, senza curarsi di tempo, spazio, sorvolando città, campagne, stati, mari, assaporando i mille sapori dell'umanità, le loro paure, le meschinità, le tristezze, i dolori, la rabbia... ah, la rabbia. Che sapore meraviglioso aveva la rabbia, lo aveva quasi dimenticato. 
Scendeva in picchiata su piccoli agglomerati, invisibile agli occhi delle persone normali, solo i veggenti, i maghi, le streghe, coloro che praticavano la magia e potevano vederne il colore riuscivano a vederlo e ne restavano atterriti. Bastava un solo passaggio, per trasfondere altro terrore nel cuore della gente che sorvolava, per attizzarne la parte peggiore, come un fuoco che covasse sotto la cenere ed attendesse solo lui per venir riacceso. Liti scoppiavano al suo passaggio, gemiti di terrore si accompagnavano al suo batter d'ali, ed Asmodeus rideva follemente ogni volta che sentiva le emozioni nutrirlo come un tempo, renderlo sempre più forte. Tenere a bada il mago, intrappolato e ululante nel suo petto era sempre più facile, ed il corpo che gli aveva dato... era immensamente pieno di potere. Dopo un tempo infinitamente lungo, il demone si concesse una tregua, per imparare a conoscere meglio il mago di cui aveva preso possesso, finalmente. Atterrò in cima ad una montagna, molto al di sopra delle abitazioni dell'umanità, tra le vette ghiacciate, più vicino al cielo ed al sole di quanto fosse stato da molti secoli, ormai. Si sedette, mantenendo la sua forma demoniaca, chiuse gli occhi e si concentrò, per raggiungere la mente del prigioniero. Lo sentì inveire, ululare letteralmente di rabbia, quando penetrò con la propria mente nella sua. Le difese che si trovò davanti erano potenti, molto maggiori di quelle che aveva mai incontrato in qualsiasi altro mago che avesse osato infilare l'anello ove era intrappolato. Asmodeus ne fu soddisfatto, finalmente qualcuno che avrebbe potuto fornirgli abbastanza potere da spezzare l'incantesimo di Agrippa, rompere l'anello e liberarsi finalmente da quella maledizione infame. Oltrepassò, seppur con difficoltà, le barriere interiori del mago, trovandosi davanti una sorpresa assoluta. Un mago oscuro, dagli immensi poteri, già passato attraverso la tenebra più nera. Ne custodiva ancora abbastanza in cuore da non poter essere definito redento, anche se era addirittura morto ed era stato riportato in vita con arti oscure quanto quelle che aveva praticato nella sua vita precedente. Un'anima nera, macchiata di omicidi ed efferatezze, frantumata e ricomposta, con una personalità complessa, una volontà indomabile ed un'ambizione di conoscenza quasi illimitata. Asmodeus ne fu toccato e quasi commosso... 
«Potevamo quasi pensare di diventare amici,» disse al mago, quando smise di perquisirne i ricordi. «Dopotutto eri anche tu un personaggio molto sinistro... prima che ti sconfiggessero!»
«Mai!» Replicò il mago, arretrando e rialzando le proprie difese, deciso a non farla trovare semplice a quell'intruso demoniaco. «Mai e poi mai mi  piegherò a te, o a chicchessia, se è per questo!» Fu la fiera risposta che echeggiò nel petto silenzioso del demone.
«Oh, lo farai... con il tempo scoprirai che ti piacerà di nuovo come un tempo, praticare le arti oscure, nutrirti della paura della gente... e potrai anche coltivare quei desideri inespressi che ti sei tenuto ben custoditi in cuore, anzi, dovrei dire molto più in basso, quando cercavi solo il potere.... piccolo maghetto lussurioso! Te ne sei concesse parecchie di seguaci, eh? Con me potrai averle tutte, quelle che desideri, persino quelle che ti sono sfuggite...»
Il demone mostrò a Tom visioni lussuriose di tutte le donne che aveva avuto, ed altre di donne che aveva solo desiderato, o semplicemente ammirato. Il mago le respinse fieramente, ringhiando nella mente del demone.
«Non pensare di attirarmi con questi giochetti, demone.. non mi conosci ancora bene!» replicò, malgrado lo sforzo immane di resistergli. «Non sono come quelli che hai conosciuto prima.»
«Oh, sì, lo vedo... sei peggio, molto peggio! Nessuno di loro aveva mai avuto sulla coscienza gli orrori che hai tu... persino un neonato, sono ammirato... peccato che tu avessi sottovalutato il sacrificio di quella donnetta, un errore che con il mio aiuto non avresti commesso, puoi credermi! Saresti facilmente ancora al potere, ora.. avresti tutto il mondo magico piegato ai tuoi voleri, ed il mondo babbano, come lo chiami tu, conoscerebbe il tuo nome e lo temerebbe... ed ora potresti rifare la scalata al potere, senza più intralci, senza nemmeno preoccuparti di tradimenti o di seguaci poco abili.»
Ciò che in Tom era ancora Voldemort sorrise, mentre il mago lottava contro la seduzione del demone. Quella parte di lui era sempre forte, nella sua mente, ed era contro di essa che Tom aveva strenuamente lottato, da quando era stato riportato in vita. Sentì quella parte antica, sempre forte, esultare, muoversi dentro di lui, di fronte alla tentazione del demone. Voldemort voleva con tutte le sue forze dire sì, anche se significava mettersi al servizio del demone, pensando magari di poterlo sopraffare in un secondo momento, una volta riconquistata la libertà. Ma Tom si oppose. L'istinto di sopravvivenza, di autoconservazione che lo aveva sempre mosso si opponeva all'idea di asservirsi a qualcuno o a qualcosa, malgrado la tentazione di tornare al potere fosse estremamente seducente. Lo strazio tra le due parti in lotta diede al demone di fronte a lui ulteriore nutrimento e presa sul mago, e lasciò che egli si dibattesse nel dubbio e nella tenebra, sapendo che più lo teneva prigioniero e più avrebbe potuto imparare a controllarlo.
Ma Tom resisteva, al demone ed a se stesso, con tutte le sue forze, con la volontà micidiale che lo aveva mosso per tutta la sua vita. Si era scelto un'altra strada, anche se fino ad allora non aveva saputo darsi una risposta univoca sul perché. Anche ora, di fronte al demone, non era sicuro di conoscere la risposta giusta, ma sapeva che non sarebbe mai tornato ad essere Voldemort, qualsiasi cosa gli fosse costata quella scelta. Finché poteva disporre delle proprie forze mentali per opporsi, sia al demone, che al ricordo di Voldemort, lo avrebbe fatto.
«N-no.» Rispose, racimolando tutte le sue forze in quella parola. Ritrovò potente la stessa volontà che lo aveva sempre mosso, e la oppose ad Asmodeus, con la stessa ferocia che aveva usato per conquistare il potere. Stavolta per mantenere la propria libertà, fosse anche rimanendo prigioniero.
Il demone sogghignò, ferocemente.
«Staremo a vedere quanto resisterai, mago... sento già incertezze, dentro di te. È solo questione di tempo, prima che tu scelga la via migliore per tutti.»
Rise, tornando alla coscienza, in tempo per sentire una potente evocazione diffondersi nella sua mente, come una melodia. Qualcuno, da qualche parte, lo stava chiamando. Una voce femminile, potente e demoniaca, un canto a cui non poteva sottrarsi. Lasciò il mago ai suoi dubbi e prese nuovamente il volo.

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