martedì 20 marzo 2012

Tramonta.
Il cielo davanti a me è immenso, percorso da nubi enormi, gigantesche. La luce è fredda, tagliente, riempie il cielo di una sorta di limpidezza crudele. Tutto è più preciso, definito, reale.
Mi guardo attorno, assaporando la luce, aspirando il profumo del mare, il vento che mi carezza, non esattamente gentile. L'aria ancora fredda porta fino a me i richiami dei gabbiani in caccia di pesce, al porto. Il silenzio del tramonto è interrotto solo dal rumore delle onde, da qualche lontano richiamo di pescatore. In primavera, prima che quest'isola si riempia di turisti, io mi ricordo perché ho scelto di trasferirmici.
Il panorama qua ti rimpicciolisce, stringe la tua prospettiva interiore in un orizzonte più contenuto, realistico. Vedi il tempo passarti sopra, consumarti, stropicciarti, ti senti un po' strinato... e contemporaneamente ti confronti con qualcosa che ti vede solo ed esclusivamente come una piccola, transitoria parte del tutto. Ed allora, forse, tutti i tuoi pensieri e dolori non sono che un barbaglio di luce nel nulla.

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