giovedì 26 agosto 2010

Dal diario di Tom - Nera Signora.

Oh Nera Signora... che accogliesti i brandelli della mia anima tormentata per farne di nuovo un'insieme da rappezzare e curare... Madre dei viventi, che accogli coloro che tornano a te dopo i tormenti della vita e li consoli... Divoratrice dei mortali, a cui fui strappato ingiustamente da maghi ignoranti e crudeli.. torna a prendermi. Ti prego, torna a prendermi. Non mi lasciare ancora a lungo in questo crudele tormento... vieni a lenire il mio dolore, portami di nuovo dove tutto questo acquista un senso, dove le mie ferite vengono curate, dove posso scegliere se dissiparmi nel silenzio o provare a ricominciare altrove senza la memoria del dolore inflitto e provato. Levami questo involucro che ormai contiene solo ricordi ed è svuotato di ogni speranza.
Io... mi ricordo dov'ero prima. Per quello non cerco più l'immortalità. So cosa mi attende e non ne ho più paura. Non credete a chi vi parla di paradiso ed inferno, di punizione e premio per i buoni, non è così. Quello che incontrate di là... dovrei essere uno scrittore molto migliore di quello che sono per riuscire a parlarne. Forse dovrei essere un poeta, o un mistico, o un filosofo, ma non sono nessuna di queste cose.
Sono un mago, ed a mala pena un uomo.
Posso solo dire che quello che ho incontrato dall'altra parte sono stato io stesso. Nella mia interezza, mi sono per la prima volta in vita mia guardato completamente, luce e buio, senza illusioni, senza convinzioni, senza altro che uno sguardo imparziale. Ho visto me stesso, completamente, nudo ed integro, per quello che sono stato.
Posso dire che è stato terribile.
Ma non crediate che sia così perchè sono stato un uomo cattivo... e che se siete buoni, vedere voi stessi vi piacerà, perchè non è così. Vedere se stessi in quel modo fa male a chiunque, credetemi, lo so. L'ho visto. Mi è stato spiegato. Perchè vedete, quello è il primo passo per esser guariti. bisogna vedere la propria Ombra. Ognuno di noi ha un'ombra, anche l'uomo più buono.. e per molti che si credono buoni può anche esser più doloroso di quanto lo è stato per me, incontrare la propria Ombra, se si è vissuti a lungo coltivando l'illusione di non averne. Almeno io sapevo che c'era molto di oscuro in me... ci avevo sguazzato, nella mia tenebra, l'avevo lasciata uscire, l'avevo fatta giocare... quello a cui non ero minimamente preparato non era la mia ombra, no... era la mia parte più fragile, il bambino che ero stato. Capirlo, guardarlo e provare compassione per quello che avevo vissuto, questo è stato doloroso.
Ognuno di noi si ferisce, in questa vita, e quello che c'è oltre è guarigione. Un lungo e doloroso processo di guarigione e cura, tanto più lungo e doloroso quante più sono le ferite che ci si porta dalla vita. Serve a guarire.. ed a trovar la voglia di ripartire con un altro giro di giostra. Ma come funziona oltre non lo so. Mi hanno strappato da quel posto e riportato qui che ero a mala pena agli inizi del mio percorso. Ma ci sono guaritori, e compagni di viaggio, oltre, con cui si condivide la cura... e sono i personaggi più strani. Ti vengono ad accogliere, appena varchi la soglia e ti aiutano a rimettere insieme i cocci dopo che hai visto te stesso.
Io sono stato aiutato da Silente... proprio lui, già.
E' venuto da me, come fece una volta in orfanotrofio.
Me lo ricordo come se fosse successo oggi, sapete? Quell'uomo alto, che aveva negli occhi e nel modo di muoversi qualcosa che non avevo mai visto in nessun altro. Ciò che mi disse è stato il ricordo alla base del mio patronus per gran parte della mia adolescenza. Ero un mago.... era la ragione per cui ero diverso da tutti gli altri. E c'era un posto dove quelli come me erano normali. E mi avrebbero accolto tra di loro, come un loro pari.
Non mi importava eccellere, inizialmente, fu solo dopo esserci arrivato che mi resi conto di esser migliore di tutti gli altri. Pian piano mi accorsi di quanto erano estesi i miei poteri, studiando, esercitandomi. Se ne rese conto anche Silente, e lo vidi preoccuparsene, progressivamente. Io esultavo.
Si è detto che lo temessi. Non è vero, non l'ho mai temuto. Sapevo ciò di cui era capace, e quando sono arrivato al suo livello non l'ho mai sfidato direttamente per puro e semplice rispetto. Potete anche non credermi, ma io stimavo quel vecchio mago, anche se si divertiva ad insultarmi chiamandomi con il mio nome babbano. Oh, si, sappiatelo. Era un deliberato insulto e lo faceva apposta. Non era un santo, il vostro Silente. Mi comprese rapidamente, a scuola... sapevo che mi teneva d'occhio, ed io tenevo d'occhio lui. Posso dire che è stato una delle motivazioni per eccellere, il suo sguardo. La vivevo come una sfida, volevo dimostrare a quell'uomo, che faceva tanta mostra della sua dolcezza e bontà, che potevo essere bravo quanto lui malgrado la mia freddezza e sostanziale amoralità.
Era una sfida tra arroganti, e lo eravamo entrambi, per motivi ed in modi diversi.
Silente sapeva perfettamente di essere uno dei più grandi maghi mai esistiti e sapeva benissimo che non era ancora arrivato nessuno in gradi di rivaleggiare con lui, finchè non conobbe me e mi vide evolvere, sotto i suoi occhi. Era impressionato dalle mie capacità. Ci sono sempre stati studenti brillanti a Hogwarts, ma nessuno, a parte lui, come me, nella nostra epoca. Lumacorno mi aveva accolto nel suo Lumaclub, come amava chiamarlo, ma in realtà era proprio con Silente che avevo il rapporto più stretto, anche se ci parlavamo solo stretto indispensabile. Lumacorno era solo un vanesio opportunista, un arrampicatore sociale con pochi meriti, si aggrappava ai ragazzi di talento che incontrava per mantenere il prestigio che il suo potere non bastava a garantirgli. Era possibile sfruttarlo, cosa che Silente non permetteva.
E di nuovo, fu lui a venirmi incontro, quando varcai la Soglia, ad Hogwarts, ucciso dalla mia stessa bacchetta e dalla cecità del mio odio. Eravamo in una specie di atrio nebbioso, che divenne la stazione di King's Cross, man mano che mi abituavo al posto e riuscivo a mettere a fuoco l'ambiente, ma ci vollero quelle che mi parvero ore, perchè ciò accadesse. Al vederlo fui sopraffatto dall'orrore e dalla rabbia.
Urlai, gridai come un ossesso, cercai di usare ancora la mia bacchetta. Lo aggredii a parole, non potendo usare altro. Lui lasciò che vomitassi tutto il mio odio, attese fino a che smisi, stremato.
Fu allora che mi resi conto di esser morto.
Ero integro, mi guardai, mi toccai il viso, come avevo fatto quando Codaliscia aveva ricostruito il mio corpo e lo ritrovai intatto. Naso, capelli, pelle rosea e non più bluastra e scagliosa.
"Ho perso, vero?" chiesi in un bisbiglio.
"Si, Tom, hai perso." mi rispose. E per la prima volta, nel pronunciare il mio nome, non vi colsi alcuno scherno. Lo usò in maniera neutra, solo per darmi un nome.
Mi portai le mani al viso, cercando di trattenere le lacrime... di rabbia, di delusione, di dolore. Sentii un gemito prorompere dal mio petto, mi piegai su me stesso, straziato da un dolore inenarrabile.
"Ho fallito..." mi sentii mormorare, con voce irriconoscibile. "Ho fallito, ho fallito, ho fallito... è stato tutto inutile! Inutile..."
Fui nuovamente preso dalla collera, piansi, gridai, non so per quanto tempo. L'atmosfera attorno a me divenne nera, come la notte, fantasmi mi giravano attorno come Dissennatori, stringendomi in una morsa fredda e divoratrice. Vidi i Dissennatori nella loro forma reale, quella che hanno nell'altro mondo, e compresi che in realtà non esistono... sono nostre proiezioni, sono le nostre paure più grandi, siamo noi a nutrirli. E si nutrirono di me. Mi divorarono, facendomi vedere di nuovo tutta la mia vita, nei suoi momenti più angosciosi. L'orfanotrofio e tutto l'orrore di abbandono e rifiuto di me stesso che ci avevo vissuto, gli anni della ricerca del potere, in cui man mano mi svuotai di umanità, la prima ascesa al potere, quando cominciai io stesso a nutrirmi del terrore che incutevo, al pari di un Dissennatore. La mia prima sconfitta e tutti gli anni ad attendere di poter ritornare, e poi quel breve barlume di illusione che era terminato a Hogwarts. Mi rividi con chiarezza, come se fossi spettatore di me stesso, mi guardai per la prima volta da fuori ed ebbi orrore di me stesso, di quello che avevo scelto di diventare. Vidi le persone che avevo incontrato e per la prima volta in vita mia mi accorsi che qualcuno aveva persino cercato di amarmi, in qualche momento della mia vita. Qualche ragazza, a scuola, qualche amico... i primi che avevo allontanato. Persino Silente, in qualche momento, mi aveva guardato con sincero affetto. Ed io non lo avevo compreso.
Non so quanto tempo passò. Oltre il velo il tempo non esiste, è un concetto che esiste solo di qua. Mi ritrovai nuovamente a King's Cross, sdraiato per terra a braccia aperte, con l'anziano mago seduto sul pavimento accanto a me, e mi guardava paziente. Ero ansimante, il volto bagnato di lacrime.
"Cosa faccio ora? Che cosa mi aspetta?" chiesi con un filo di voce.
"Quello che sceglierai, Tom. Come di là, sei tu a scegliere. Puoi restare qua a guardare quello che sei stato ancora, oppure puoi scegliere di andare oltre, e provare a liberarti del dolore che hai vissuto." mi disse, semplicemente.
Mi girai a guardarlo, perplesso.
"Non ci sono punizioni?" Chiesi. Le suore cattoliche mi avevano riempito la testa dell'idea di punizione, e malgrado per tutta la vita non ci avessi creduto, ora quasi me la aspettavo.
"Se le vuoi, ci sono anche quelle.... ma mi pare che la tua vita terrena ti abbia punito abbastanza, non credi?" Mi disse Silente sorridendo. Ed in quel sorriso riconobbi l'affetto, per la prima volta. "Puoi restare a guardarla, di nuovo e di nuovo, se lo desideri. Questa mi pare già una punizione sufficiente..."
Scossi la testa, debolmente.
"No..." mormorai. "Non ne posso più di me stesso. Ma quali altre scelte posso fare?" Cominciai a tirarmi su, aiutato dal mago. Mi sentivo esausto, eppure non provavo dolore fisico... era come se il mio corpo ci fosse, ma non provavo più nulla. Tutto il dolore che sentivo era emotivo, ed era più intenso di quanto avessi mai sentito in tutta la mia vita. Mi bruciava, mi pesava, mi annichiliva. Mi appoggiai a Silente, come se non fossi in grado di reggermi in piedi, e Silente mi resse senza sforzo, come se non pesassi nulla.
"Questo è solo un punto di passaggio, Tom." mi spiegò. "Questo è il luogo dove lo spirito e la materia si incontrano, è la sfera dell'illuminazione. Qui sei al centro del tuo petto, Tom, puoi scegliere il resto della tua strada. Se tornare subito indietro, e rischiare di fare un altro giro di ruota senza comprendere gli errori fatti oppure provare a proseguire, bruciando ogni cosa e ricominciando in altro modo."
Il luogo in cui eravamo cominciò a trasformarsi. Luci dorate e rosate brillarono in quello che pareva un cielo, mentre una sensazione di calore e di luce cominciò ad invadere il mio cuore e la mia mente. Di fronte a noi vidi un albero, e legato perfettamente in mezzo vi era un uomo, capovolto, a cui un corvo stava beccando via un occhio. Eppure l'uomo rideva, esultante, come se non sentisse dolore. Riconobbi immediatamente quello che vedevo e compresi. Dovevo sacrificare me stesso, quello che ero, dimenticarlo, ed allora avrei potuto ricominciare altrove. Abbandonare me stesso, tutto quello per cui avevo combattuto e creduto. Non fu facile. Per quanti errori avessi commesso, mi era costato tutto quello che avevo, immensi sacrifici, dolori, fatiche... non ero disposto a lasciare andare tutto quello che avevo fatto come se nulla fosse. Ma non volevo assolutamente rivivere di nuovo tutto quel dolore, solo allora comprendevo che era troppo, ingiusto, immeritato, per me e per tutti coloro che mi avevano avvicinato e lo avevano subito.
Fu allora che avvenne.
Il dolore si alleggerì, Silente accanto a me divenne un bambino, sorridente, mi prese per mano, mi guidò accanto all'albero, dove guardai con attenzione il viso dell'uomo legato, riconoscendomici. Ero io, e l'esultanza che il mio volto dimostrava era qualcosa che non avevo mai provato. Provai un desiderio struggente di sentire quell'esultanza, di provare un barlume della gioia che paradossalmente provava l'uomo accecato dal corvo... e sorrisi al bambino, che ora aveva il mio viso. Di fronte a noi si aprì una specie di tunnel, ed una figura femminile cominciò a venirci incontro. Mi parve di riconoscerla, mi era vagamente familiare... stavo per andarle incontro, per scoprire chi era, quando con uno strappo doloroso e fortissimo, fui catapultato nel mio corpo mortale, su un altare, nudo, circondato da maghi che agitavano talismani, pezzi dei miei horcrux e salmodiavano formule arcane e potentissime.
Mi avevano riportato in vita, proprio quando avevo deciso che non volevo rifare gli stessi errori, quando ero pronto per sacrificare il mio ego e andare oltre, verso la guarigione.
Ero di nuovo qua, con tutto me stesso, contro la mia stessa volontà.
Non sarò mai in grado di suicidarmi, lo so... e non andrò mai in cerca di qualcuno che lo faccia per me. Sono troppo dominato dal mio istinto di autoconservazione, per lasciarmi morire o uccidere. Ma questo non toglie che da quando sono tornato la vita mi pesi come un macigno. Purtroppo, anche se sto cercando di viverla in modo diverso da prima, migliore, più consapevole, certe volte non posso fare a meno di sperare che la Nera Signora si sbrighi a venirmi a prendere...

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