martedì 21 settembre 2010

Viaggio a Praga - Crossover con Dampyr - seconda parte

Stavolta arrivai con il sole, anche se faceva fresco. L'autunno alle porte stava già facendo sentire le sue gelide dita, e ringraziai di essermi attrezzato a dovere, quando scesi dall'aereo. Harlan mi aspettava al Teatro, dove giunsi a piedi, lasciandomi smarrire nella nebbia che lo celava a sguardi indiscreti. Mi mostrò un paio di libri di cabala che cercavo da tempo e poi mi disse che aveva bisogno del mio aiuto per trovare e distruggere un oggetto estremamente pericoloso, l'anello magico di Cornelio Agrippa.. diceva la leggenda che il mago avesse imprigionato un demone molto antico e potente in quell'anello, che obbediva agli ordini di chi lo portava e donava un potere praticamente immenso.
Ne avevo sentito parlare spesso, durante gli anni, e lo avevo anche cercato inutilmente, ai tempi della mia corsa al potere, perché secondo la leggenda era stato nascosto in una delle case di Lione dove Agrippa aveva vissuto, nel 1500, ma non ero mai riuscito a trovarlo.
Harlan mi spiegò che l'anello era nascosto in un castello diroccato, in un paesino fuori Praga, rinomato per esser stato luogo di una terrificante caccia alle streghe medievale, che era costata la vita a veri maghi e vere streghe... ad Hogwarts si insegna che praticamente tutte le vittime dell'inquisizione erano babbani, perché i maghi riescirono a salvarsi, ma non fu così ovunque... e quel paesino era stato il teatro di uno dei massacri di streghe più sanguinosi della storia, anche per la comunità magica. Con il mio aiuto, contava di rintracciare il luogo in cui Agrippa aveva nascosto l'anello prima di fuggire e distruggerlo, per evitare che cadesse in mani sbagliate.
Accettai. Mi parve una cosa buona da fare, era sicuramente interessante e magari avrei potuto... ah, detesto dirlo, mi ripugna il termine, ma era quello che pensavo. Redimermi, in qualche modo. Sarebbe stato un passo verso una qualche forma di redenzione da tutto quello che avevo commesso nella mia vita. Dalla lunga e sanguinosa ascesa al potere che mi aveva due volte portato alla sconfitta ai sette omicidi che mi pesavano ancora addosso dal mio secondo ritorno, coloro che avevo dovuto uccidere per fuggire e rifarmi una seconda vita. Forse, aiutando Harlan mi sarei in qualche modo pulito la coscienza.
Un altro errore di valutazione.
Partimmo di buon mattino, io, lui Tesla, intabarrata come sempre quando doveva viaggiare di giorno, ed il suo buon amico Kurjak. Scherzavamo, in auto, ridevamo chiacchierando del più e del meno. Sembrava e doveva essere poco più di una scampagnata, nei progetti, non era previsto incontrassimo vampiri. Se ci fossero stati guardiani magici al nascondiglio dell'oggetto, non pensavo avrei avuto alcuna difficoltà a superarli. Non sono il più grande mago oscuro del secolo solo per dire, dopotutto. La giornata era chiara, luminosa e calda, di quelle che ogni tanto il continente regala a queste terre fredde, e ci godevamo la giornata, pensando quasi più a cosa avremmo fatto al ritorno, entro un paio di giorni al massimo che a quello che ci attendeva.
L'atmosfera cominciò a mutare quando arrivammo al paesello. Quattro case, una chiesa dall'aspetto tetro e le rovine di una torre medievale, a poca distanza dal centro dell'abitato. Entrammo nel bar della piazza, per un caffè e per chiedere la strada.
I volti degli avventori erano torvi, ricordo, ci guardarono con diffidenza appena mettemmo piede nel locale, sembrava più una vecchia locanda che un bar moderno, come invece voleva far credere di essere. Il barista ci guardò storto, quando chiedemmo la strada per il torrione, e percepii chiaramente l'atmosfera attorno a noi farsi più tetra e guardinga. Udivo i loro bisbigli, attorno a noi, ci guardavano come se fossimo nemici, e me ne stupii. Mi guardai attorno, e malgrado non capissi perfettamente la lingua, i pensieri erano abbastanza chiari, lessi paura, al sentir nominare la torre. Lessi diffidenza, morte, addirittura.
“Questa gente ha ancora paura delle streghe” commentò Kurjak quando uscimmo dal pub.
“Incredibile ma vero” dissi, “sembra che i roghi li abbiano spenti l'altro ieri, non trecento anni fa.... Questo posto mi inquieta, ragazzi”
“Inquieta anche me, Tom... ci sono energie oscure, in questo luogo, anche se non percepisco la presenza di un Maestro. Ma ci sono i residui di una forza estremamente tenebrosa e pericolosa.” aggiunse Harlan, guardandosi attorno.
“Che simpatico posticino... vediamo di sbrigarci, allora, almeno non ci resteremo più dello stretto necessario!” concluse Kurjak.
Raggiungemmo in pochi minuti il torrione, la strada era poco più di una mulattiera, piena di rovi ed abbandonata. Vi erano tracce scarse di passaggio umano e la torre era palesemente abbandonata a se stessa, vittima per altro di graffitari che l'avevano deturpata con scritte sconce ed addirittura blasfeme... trovammo le tracce di quelli che parevano rituali magici, candele, incenso, segni magici tracciati sui muri...
“Non c'è magia vera e propria...” mormorai, girando attorno al torrione con la bacchetta in mano, mentre profferivo silenziosi incantesimi per rilevare la presenza di magia. “Ci sono venuti babbani, qua, a fare quella misera parodia della magia che è il satanismo acido... rilevo solo festini a base alcolica e ragazzini che declamano frasi senza senso. Harlan, tu che ne pensi?”
Il Dampyr toccò una parete esterna, dubbioso, chiuse gli occhi cercando tracce di presenza vampirica, ma lo vidi scuotere la testa.
“Niente, a parte forse il passaggio in tempi molto remoti di un Maestro, ma troppo dilavati dal tempo per esser determinanti. Potremmo anche aver fatto un buco nell'acqua, a questo punto.... magari l'anello non si trova qui.”
“Hey, venite a vedere questo!”
Era la voce di Tesla, dall'interno del torrione, nella sola stanza più o meno integra della costruzione. Era poco più di un quadrato di pietra, una specie di altare posto al centro della stanzetta, e sul lato a nord recava inciso un sigillo di protezione, piuttosto scrostato. Era antico, non come i graffiti all'esterno, fatti con lo spray, ed all'interno effettivamente non c'era segno di intrusioni, come se i ragazzini che si erano divertiti a venire a provare il senso del brivido schiamazzando nomi di demoni non avessero osato entrare all'interno. Qua l'energia magica la sentivo, e chiaramente. Forte, pulita, estremamente oscura. Molto familiare, oimè, vicina a quella stessa che avevo praticato per molti anni io stesso. Il Dampyr toccò quella specie di altare di pietra ed emise un gemito, alzando immediatamente la mano. Se la portò alla testa, barcollando un attimo ed in un lampo lo sorreggemmo.
“Che succede fratello?” chiese sollecito Kurjak, mentre lo aiutavamo a sedersi per terra, lontano dall'altare.
“Qui la traccia è più forte, un vampiro. Non un maestro, però, o lo sentirei, ma un non-morto, ed anche piùttosto potente. Tom, lo hai sentito tutto questo potere?”
Annuii, stringendo le labbra.
“Sì, amico... parecchio, anche. Dovremo liberarci del vampiro, prima di cercare l'anello. Ma non è solo quello che mi preoccupa. Ci sono tracce evidenti di evocazioni, in questo luogo. Non vorrei ci fosse qualche guardiano.”
“Ci occuperemo anche di quello” commentò asciutto Kurjak, aiutando Harlan a rialzarsi.
Tesla mi battè una mano sulla spalla, e la intuii sorridere dietro al passamontagna che la celava.
“Paura, maghetto? L'ebbrezza della caccia deve esser nuova per te...”
La guardai in tralice, con un mezzo sorrisetto.
“Ti piacerebbe... ho visto i miei bei demoni anch'io, anche se di solito ero io ad evocarli, invece di cercare quelli evocati da altri! Piuttosto, che facciamo ora? Forse sarebbe meglio tornare stanotte, a cercare di stanare quel vampiro, se è ancora qui...”
“Infatti” mi rispose Harlan, ormai ripresosi, mentre tornavamo all'auto. “Ci troviamo un posto dove passare il tempo e cercare informazioni e torniamo stasera, con tutta l'attrezzatura del caso.”

Tornammo al paesello, e prendemmo tempo in una locanda poco fuori dal centro, aspettando l'imbrunire. Ricordo che mi ero portato un paio di testi magici comprati di recente alla fiera, non particolarmente preziosi, ma piuttosto interessanti, e passai quelle poche ore che ci separavano dalla cena a leggere, seduto al bar, mentre cercavo di non sentire Harlan e Kurjak perdersi in un'altra lunghissima discussione di sport. Tesla si era dileguata, per non attirare troppi sguardi con il suo abbigliamento, e fu allora che cominciai a percepire con più chiarezza i pensieri dei paesani nei nostri confronti.
Due ragazzi, un bue alto, bianchiccio, con i capelli rasati e l'aria ottusa ed un ragazzino magro, moro e diffidente, con l'aria malevola ci osservavano e tenevano d'occhio in specifico le mie letture. Le copertine dei libri avevano subito la moda di alcuni editori fanatici che riempivano le copertine di simboli, quasi a voler sottolineare quanto il contenuto fosse magico ed esoterico, anche quando si trattava di banali almanacchi, e questi due libretti, per altro semplici testi di paganesimo e misticismo, erano decorati di sigilli e pentacoli come libri di magia delle favole. Mi misi oziosamente a scrutare nelle menti dei due ragazzi, e quello che vi trovai non mi piacque affatto. Erano parte del gruppetto che aveva celebrato rituali pseudo magici al torrione, con altri tre, e vidi chiaramente il ricordo di un evento spaventoso, l'apparizione di quello che doveva essere il vampiro guardiano della torre, il quale li aveva aggrediti e ne aveva catturati tre. Il duo superstite era stato accusato inizialmente di omicidio, ma visto che i corpi non erano stati ritrovati e c'erano stati avvistamenti dei tre scomparsi nelle città vicine, e dai loro ricordi era palese che si fossero drogati in abbondanza prima del presunto rituale, la polizia aveva ritenuto che i ragazzi fossero solo scappati di casa, e non che fossero stati uccisi. Ma percepivo chiaramente che ne avevano parlato in paese, a tutti, spaventando a morte i paesani, memori delle leggende sulla torre.
I bisbigli che scambiavano non li capivo perfettamente, ma i pensieri che rimbalzavano dalle loro menti erano chiari, ci avevano presi per pseudo satanisti come loro, e la loro ostilità era come un'onda di cattivo odore, per me. Chiusi i miei libri, riponendoli in borsa, e quando tornò Tesla, libera grazie al tramonto del sole dal suo abbigliamento diurno, raccontai sottovoce quello che avevo sentito agli altri.
“Pare interessante... forse potremmo farci raccontare la storia da qualcuno” Propose Kurjak.
“Già... magari il barista ne sa qualcosa?”
Harlan andò ad attaccare bottone al barista, spacciandosi per scrittore ed esperto di folklore in cerca di storie interessanti, ma non ottenne molto, a parte di aumentare gli sguardi diffidenti verso di noi e l'ondata di ostilità che percepivo.
Mangiammo qualcosa e poi ci affrettammo a ritornare alla torre, dopo che i miei due amici ebbero discretamente prelevato le armi dall'auto.
Ci fermammo all'esterno, davanti a quel puerile tentativo di altare blasfemo che quei ragazzetti avevano eretto, cercando tracce, ed estratta la bacchetta mi accinsi a fare esami più approfonditi all'aura magica del luogo. Harlan faceva altrettanto, mentre gli altri due perlustravano le rovine.

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