sabato 18 settembre 2010

Viaggio a Praga - Crossover con Dampyr

Praga la magica... mi accolse sotto la pioggia scrosciate la prima volta che la vidi, più di cinquant'anni fa. Fu una delle mie prime mete, dopo aver lasciato Londra ed Hogwarts, quando partii per le mie ricerche sulla magia oscura in tutto il mondo. È rinomata per essere uno dei vertici del triangolo di magia bianca, con Lione e Torino, la quale fa capo all'altro triangolo di magia nera, che comprende Londra e San Francisco, ed intendevo visitarle tutte quante. Girai per i vicoletti, sopratutto di notte, armato di rilevatori magici, per trovare le tracce degli antichi maghi e alchimisti che avevano abitato per quelle strade, volevo vedere il luogo ove era stato creato il Golem, e fu una visita estremamente produttiva, conclusa tuttavia in maniera piuttosto imprevista.
Ne venni letteralmente scacciato, da un'entità che non mi sarei mai aspettato di trovare e che non sarei mai stato in gradi di affrontare. Un angelo, Camael, il protettore di Praga, quando cominciai ad effettuare esperimenti che avrebbero alterato l'equilibrio magico della città, si manifestò e mi ingiunse di andarmene con le buone, o ne sarei stato esiliato con le cattive.
Non me lo feci dire due volte, sinceramente. Volai a Lione, dove rimasi ben più a lungo, senza dare troppo nell'occhio, poi mi diressi a Torino, e da lì a San Francisco, per poi proseguire verso altre mete, troppo estese da narrare in questa sede. Pensavo che non avrei mai più messo piede a Praga e non avrei mai incontrato di nuovo Camael, ma mi sbagliavo, come è accaduto sovente, nella mia vita.
Ci tornai dopo il mio secondo ritorno, mentre vagabondavo per il mondo in cerca di un luogo dove stare, pensando che questa volta, se non mi mettevo a far strani incantesimi, non avrei avuto motivo di incappare ancora in Camael, ma lo incontrai di nuovo, in circostanze stranissime.
Ricordo che uscivo da un pub, dove ero andato a cenare, quella sera, e come al solito pioveva. É una città che acquista fascino sotto la pioggia, per cui, malgrado l'acqua e l'ora tarda, mi lasciai vagabondare per il centro, osservando le luci dei lampioni riflettersi sulla Moldava battuta dalla pioggia, senza pensare a nulla, notando a mala pena i rari passanti che cercavano di ripararsi.
Fu lei a notarmi. La vidi venirmi incontro, e quando fummo a poca distanza, mi guardò sbalordita, per chiedermi qualcosa in una lingua slava che non conoscevo. La guardai perplesso, perché sembrava riconoscermi, e le sondai delicatamente la mente per capire chi fosse, e come potesse riconoscermi, visto che da quando avevo ritrovato il mio volto ero tornato anonimo, e quello che vidi nella sua mente bastò a lasciarmi di stucco. Era una vampira. Molto bella, anche se estremamente androgina, con cortissimi capelli biondi, occhi trasparenti e fisico statuario. Misi mano alla mia bacchetta, pronto a difendermi, se si fosse azzardata ad aggredirmi, e dissi, in inglese: “Non capisco quello che dici”.
“Tu non sei Harlan...” fu il suo commento, in un inglese molto fluido, anche se fortemente accentato. “Ma gli assomigli come una goccia d'acqua!”
Mi guardava sbalordita e cercò di girarmi attorno, come se volesse osservarmi con attenzione.
“Davvero?” commentai, asciutto.
“Incredibile... sembrate fratelli! Sei più magro e forse un pelo più basso di lui, ma...” Allungò la mano per toccarmi, e d'istinto gliela afferrai. In un lampo la ragazza percepì la mia reale natura, e mi guardò ancora più stupefatta.
“Un mago? Tu saresti un mago? Ma non è possibile... tu devi incontrare Harlan!” esclamò.
“E chi sarebbe questo Harlan, sentiamo... un vampiro come te?”
Ribattei duramente, estraendo la bacchetta, pronto a combattere.
“Mi spiace ma non ho nessuna intenzione di diventare la vostra cena di stasera!”
La ragazza mi lasciò di stucco, alzando le mani e sorridendo.
“Stai tranquillo, ora che ti ho visto meglio, non ho intenzione di berti, per stasera... ma Harlan non è un mago... è...” esitò “un mio amico. E ti assomiglia come una goccia d'acqua!”
“Non vedo perché dovrei incontrare qualcuno solo perché gli somiglio.” commentai, diffidente. Non era il primo vampiro che incontravo e sapevo benissimo quanto fossero pericolosi, per certi versi più dei licantropi, visti i poteri ipnotici di molti di loro, senza parlare della loro costante sete di sangue. Erano predatori, laddove i licantropi spesso erano solo vittime di una tragica maledizione.
La ragazza incrociò le braccia, inclinando la testa da un lato, quasi stesse studiandomi. Non potei fare a meno di pensare che era bellissima, e se non fosse stata una vampira probabilmente il pensiero di esser stato abbordato per strada in quella maniera mi avrebbe lusingato. Rimase a guardarmi dubbiosa, poi allungò la mano e si presentò.
“Mi chiamo Tesla” mi disse “non sono una vampira come le altre... non hai nulla da temere da me, te l'ho detto. Come ti chiami?”
Esitai... scrutai nei suoi occhi e decisi che potevo provare a fidarmi, per una volta. Rinfoderai la bacchetta ed allungai la mano, schermando la mia mente da eventuali intrusioni.
“Tom” risposi, dandole la mano. Ed allora, quasi avesse deciso lei di mostrarmelo, vidi il volto della persona di cui mi parlava e restai di sasso. Quell'uomo mi somigliava veramente tantissimo. Lei rise quando vide la mia espressione.
“Che ti prende?” chiese.
“Io... credo di aver visto il tuo amico..” mi sfiorai la fronte “stavi pensando a lui e... santo cielo, è vero, siamo quasi identici!”
“Infatti. E credo sia una coincidenza molto significativa che voi due vi somigliate, visto quanto siete entrambi diversi...”
La guardai interrogativo.
“È un mago anche lui?”
“No, non direi... ma è speciale. Credo che valga la pena di fartelo incontrare. Ti fidi di questa vampira abbastanza da venire con me, ora?”
Sospirai, poi feci un sorrisetto.
“Ma sì. Non ho di meglio da fare, stasera... vediamo, fammi conoscere il tuo amico!”

Fece una telefonata, ricordo, e venimmo raggiunti da Harlan Draka in un pub aperto tutta la notte.
Fu una serata stranissima.
Quando mi trovai di fronte Harlan scoppiai a ridere.
“Mio Dio...” esclamai “Ma è vero, sei identico a me!”
L'uomo, più basso di me di pochi centimetri, ma decisamente più muscoloso, mi guardò perplesso, osservandomi attentamente.
“Peste... semmai sei tu che assomigli a me!” Rise a sua volta.
Ci mettemmo a studiarci reciprocamente, cercando somiglianze e differenze, davanti ad uno specchio nel locale. All'epoca avevo i capelli più lunghi di ora, avevamo quasi lo stesso taglio, e quella sera, somma coincidenza, avevamo praticamente la stessa giacca, un pesante giaccone da marinaio color blu notte. Un uomo d'azione ed un topo di biblioteca, ma quasi con la stessa faccia, a parte la sua mascella più quadrata ed il mio naso più prominente. Stessi occhi, stesso sguardo di chi ha visto troppo e non ha piacere a ricordarlo. Nulla da stupirsi che persino Tesla, da lontano mi avesse preso per lui.
Ci stringemmo la mano e prendemmo un paio di birre.
“La tua amica dice che sei speciale...” chiesi, dopo aver brindato all'incontro.
“Anche tu, a quanto mi ha detto” rispose, sorridendomi.
“Già... sono un mago”
“E non un mago qualunque” disse una voce alle mie spalle.
“Caleb!” lo salutò il Dampyr. “Questo è Caleb Lost, un mio caro amico”
“Sì. Ci conosciamo.” risposi asciutto.
“Certo... Lord Voldemort.” Mi si sedette accanto, scrutandomi. “Ma ora so che non ti fai più chiamare così, vero?”
“No, infatti”
“Un momento... Quel Lord Voldemort?” Chiese Tesla, fissandomi con gli occhi spalancati. “Sei leggendario anche tra i vampiri.. ma dovresti esser morto!”
Ricambiai lo sguardo, imbarazzato. Era la prima volta, da quando ero tornato, che qualcuno mi identificava e non sapevo che raccontare. Bevvi un sorso di birra, per prendere tempo.
“Sono io, sì. E per strano che possa sembrare, sono stato riportato in vita. Contro la mia volontà, aggiungerei.”
Per la prima volta dal mio secondo ritorno, mi trovai a raccontare la mia storia, o almeno, il seguito di essa, che nessuno conosceva ancora, senza nascondere nulla, nemmeno i sette omicidi che avevo commesso per fuggire. Sarebbe stato inutile negarli, Camael, o Caleb, come lo conoscevano i suoi amici, avrebbe facilmente potuto leggerli nella mia mente.
Curiosamente non ne furono particolarmente stupiti, e non percepii alcuna condanna dall'angelo. Spiegai che non avevo nessuna intenzione di tornare ad essere quello che ero stato, che mi stavo cercando un altro posto nel mondo, e pensavo sarei stato scacciato nuovamente da Praga, ma Caleb guardò in profondità nella mia anima, trovandovi più speranza di quanto ne avessi io stesso per me.
“Lo vedo” mi disse. “Sento che hai di nuovo un'anima umana, completa, malgrado quello che hai fatto. È da quando sei arrivato a Praga che ti percepisco, e non hai fatto nulla per la quale potessi incappare di nuovo nei miei avvertimenti, anzi, percepisco molto smarrimento in te... Stai cercando qualcosa.”
Annuii, incerto. Non avevo ancora compreso che cosa stavo cercando e mi sentivo perso, senza scopo. La mia sola compagnia era Cletus, e giravo senza meta per l'Europa, alla ricerca di un senso alla mia vita che non sapevo più darmi. Sviai il discorso sulla strana combriccola di un umano, una vampira senza maestro ed un angelo, e mi sentii raccontare una storia anche più strana della mia.
Scoprii allora l'esistenza di una creatura che credevo appartenesse solo alla mitologia, il figlio di un vampiro maestro e di un'umana. Un Dampyr, il solo in grado di uccidere i maestri, grazie al suo sangue. Mancava solo un compagno, al gruppo, e lo avrei conosciuto presto, quando mi proposero di andarli a trovare al Teatro dei Passi Perduti, Emil Kurjak, ex combattente cetnico, conosciuto da Harlan ai tempi in cui stava ancora scoprendo quello che era realmente. Ricordo che risate si fece, la prima volta che vide me ed Harlan insieme, ed anche la sua prolungata diffidenza nei miei confronti, quando seppe la mia storia.
Venni ospitato al Teatro dei Passi Perduti, e vi restai per diverse settimane, ospite di Harlan e dei suoi amici, senza finir coinvolto nella loro caccia ai vampiri ed ai demoni solo per una curiosa coincidenza. Ruppi la bacchetta, nella più stupida delle maniere, lasciandoci cader sopra la mia valigia, e ci volle molto tempo per rimpiazzarla, e fu allora che con Caleb ritrovai l'allenamento e la disciplina per praticare la magia anche senza di essa. Quando tornai in possesso di una bacchetta, mi resi conto che ormai mi era quasi superflua, ed avevo nel frattempo finito con il guadagnarmi la loro amicizia.
Decisi di ripartire dopo sei mesi in loro compagnia, perché mi sentivo scalpitare dall'inquietudine, e non volevo restare in Europa troppo a lungo. Qualcosa di profondo mi chiamava altrove, forse solo la mia irrequietudine e l'incapacità di bastare a me stesso. Senza contare che mi sentivo assurdamente fuori luogo, tra loro, in mezzo a tutto il cameratismo che li vedevo condividere. Tuttavia, restammo in contatto, durante tutti i miei vagabondaggi, e quando aprii la libreria con Richard, ricevetti una lettera molto spiritosa di Harlan, che mi dava il benvenuto nel club dei librai.
Per questa ragione, e non per altro, mi ha invitato di recente a Praga, per un convegno tra librai antiquari, a cui lui stesso, malgrado la sua libreria sia piccolissima e niente meno che una copertura per il suo lavoro reale di Dampyr, avrebbe partecipato. L'occasione era ghiotta, visto che ci sarebbero stati anche diversi contatti e la possibilità di acquistare libri rari, tramite scambi con i colleghi. Non me lo feci ripeter due volte, senza contare che era parecchio che non tornavo più in Europa, e cominciavo a sentir la mancanza del vecchio continente.
Forse, visto quello che accadde, avrei fatto meglio a restarmene a casa.



Segue....

Nessun commento:

Posta un commento