martedì 21 settembre 2010

Viaggio a Praga - Crossover con Dampyr - fine


Fui aggredito dal vampiro, emerse dalla parete di fronte alla pietra che i ragazzi avevano eletti ad altare. Vi era una specie di nicchia, nascosta da una specie di paravento d'edera, e dentro era nascosto questo essere che pareva un mix tra il mago cattivo dei fumetti ed un frate zombie. Vestito di un saio nero sdrucito, emerse in tutta la sua bruttezza, denti e zanne sguainati, mi aggredì mentre passavo davanti alla sua nicchia, quasi avesse sentito che mi avvicinavo. Sentii le sue unghie affondare nel mio petto e feci appena in tempo a urlare uno schiantesimo, lanciandomi all'indietro, quando Tesla giunse in mio aiuto, afferrando il vampiro che il mio incantesimo aveva allontanato da me. Ne emersero altri tre, i giovani che avevo visto nella mente dei loro amichetti, e ci aggredirono. Mentre Tesla si azzuffava con il più vecchio, gli altri tre si gettarono su di noi, ed uno venne distrutto praticamente subito, quando cercò di mordere Harlan ed ebbe un assaggio del veleno per vampiri contenuto nel suo sangue. Kurjak seccò il proprio con un colpo di pistola in fronte, rapidissimo, e malgrado i miei incantesimi non avessero il potere di uccidere quello che mi attaccava, visto che erano già morti, le pistole dei miei due amici potevano, caricate con i proiettili trattati con sangue di Dampyr, e le creature si dissolsero davanti ai nostri occhi, in un lampo. Raggiungemmo Tesla, che ancora si batteva con il più antico del gruppo e vidi per la prima volta il Dampyr in azione. Liberò la propria natura semi demoniaca ed aggredì il vampiro insieme a Tes, combatterono fino a stringerlo in un angolo. Allora il mio amico si avventò sul collo del mostro e lo morse, uccidendolo. Il sangue è conoscenza, per un Dampyr e bevendolo scoprì che vi era effettivamente un guardiano all'interno della torre, a custodire l'anello che cercavamo. Occorreva evocarlo e sconfiggerlo, se volevamo trovare quello che stavamo cercando.
Liberi da questo problema, entrammo all'interno della torre e mi apprestai a evocare il guardiano, tracciando un cerchio protettivo attorno ai miei amici ed un altro attorno a me solo. Volevo vedermela io con la creatura, ero impaziente di usare la mia magia per un buon fine, per una volta.
Il demone si fece vedere immediatamente, in tutta la sua puzza di zolfo, con coda e corna. Cominciammo a combattere a suon di incantesimi, lanciandoci contro lampi colorati di scariche magiche. Diamine, era divertente, pensai, ma un po' meno per i testimoni che assistevano... spaccammo praticamente la torre in due parti, abbattendo una parete, ed in una nicchia scoprii il nascondiglio dell'anello. Me lo feci volare tra le mani, mentre tenevo a bada il demone, e lo infilai al dito, abbattendo ancora un'altra parete della torre, e scoprimmo così di avere altro pubblico.
Dalla boscaglia dietro di noi emersero i paesani, che ci avevano seguito, evidentemente. Urlavano, brandivano fiaccole, come nel peggior film horror sul mostro di Frankenstein. Avevano visto tutto, e credevano avessimo ucciso i ragazzi, spariti mesi prima.
Mi ritrovai letteralmente tra due fuochi. I miei amici erano bloccati dentro il cerchio ed io ero ancora nel mio, per affrontare il demone, ma davanti a noi c'era tutta la marmaglia urlante. Il demone si scagliò sui paesani, ed incurante della mia incolumità lo affrontai uscendo dal cerchio, inferocito.
Sentivo l'anello accrescere il mio potere oltre misura e mi ritrovai a torreggiare sul demone, come se fossi cresciuto di statura per poterlo sovrastare. Riuscii ad aprire il cerchio dei miei tre alleati, perché potessero allontanare la folla, ma ne vennero aggrediti a suon di insulti e minacce, mentre cercavano solo di difendere quella marmaglia ignorante.
Il demone scagliava incantesimi sulla folla, che io riuscivo a deviare, fortunatamente, in un brillar di lampi magici che coloravano la notte di ottarino, poi Kurjak mi si affiancò, scaricando tutto un caricatore nello stomaco del demone, ed io riuscii ad averne la meglio, con un Avada che illuminò il buio con un lampo verdastro, più potente del solito. La creatura cadde di schianto per terra e si dissolse lentamente in una melma giallastra e maleodorante, davanti ai cittadini atterriti. Ma questo non bastò a placare la folla, che ci urlava contro, convinti che fossimo la causa dell'arrivo del demone. Erano maledettamente tanti, e presero Harlan e Kurjak, mentre Tesla li teneva a bada grazie alle sue forze da vampira. Si rivelò nella sua forma demoniaca e ciò li fece inferocire ancora di più.
Era troppo per me. Le urla della folla erano identiche a quelle che troppo spesso avevo sentito nella mia vita, quando ero ragazzino.
Mostri! Demoni! Streghe!
Non ci vidi più dalla furia. L'adrenalina che mi scorreva nelle vene dalla battaglia con il demone non mi faceva ragionare e l'ebbrezza del potere generato dall'anello mi accecavano, così scagliai cruciatus a ripetizione sulla folla, lasciando gente per terra, e riuscii a liberare i miei amici. La marmaglia si disperse, Tesla riuscì a soccorrere i nostri amici, mentre io, furioso, maledivo selvaggiamente i fuggitivi. Li inseguii, animato da una furia incontrollabile, e praticamente li presi tutti, circa una ventina. Li radunai in uno spiazzo tra gli alberi, e torturai con godimento i ragazzetti che avevano capitanato la crociata contro di noi.
Il potere dell'anello mi cantava dentro, ero intossicato, ubriaco di magia. Mi sentivo come al culmine della mia potenza, quando a capo di un gruppo di mangiamorte andavo a massacrare babbani per tutta l'isola di Albione.
Quando ridussi quei maledetti contadini ignoranti ad una massa informe di individui balbettanti e terrorizzati, incrociai lo sguardo di Tesla, che mi aveva raggiunto. Dietro di lei stavano arrivando trafelati i suoi alleati, e mi guardavano esterrefatti, mentre sul viso della vampira aleggiava un sorrisetto divertito. Mi fermai, ansante, rendendomi conto che avevo sulle labbra l'anatema che uccide, pronto a partire verso quei babbani terrorizzati. Dentro di me una voce urlava “UCCIDILI! TUTTI, ANCHE LORO! ORA!” ma una parte di me che era rimasta indietro, non saprei spiegarlo meglio, si fece avanti, e disse NO. Ripresi il controllo di me stesso, faticosamente, combattendo con la volontà assassina che mi urlava dentro ed invece di ucciderli, feci un incantesimo di memoria a tutti i babbani, cancellando loro i ricordi di tutta quella serata di delirio. Li posi sotto imperio, tutti e venti, con una facilità aumentata dal potere dell'anello, li obbligai a tornare alle loro case ed a non tornare mai più alla torre, sopratutto di notte.
Quindi crollai sulle ginocchia, svuotato, respirando pesantemente, con una tempesta nell'anima, tagliato in due tra la sensazione folle e bellissima di ebbrezza che la magia mi aveva dato e l'orrore per quello che avevo sentito riemergere in me, senza osar alzare lo sguardo sui miei amici che si avvicinavano.
“E bravo Lord Voldemort!” esclamò Tesla. “Era così che ti descrivevano ai tempi, sai? Complimenti vivissimi, non credevo fosse vero!”
Harlan mi posò una mano su una spalla, guardandomi con un'espressione di compassione in viso.
“Tom...” mormorò.
Tremavo, e non osavo fissarlo negli occhi. Lui e Kurjak mi aiutarono a rimettermi in piedi e ci dirigemmo alla macchina. Mi ci caricarono di peso, e tornammo a Praga. Mi addormentai, durante il viaggio, e mi svegliai solo quando scendemmo per arrivare a piedi al Teatro. Non dissi nulla, lasciai che fossero gli altri a raccontare l'accaduto, ed io mi infilai sotto la doccia, dove rimasi per almeno mezzora. Fu lì che mi accorsi di non riuscire più a sfilare l'anello dal dito. Era come bloccato, anche se non mi stringeva la carne, ma non riuscivo a sfilarlo. Non arrivava alla nocca, malgrado mi stesse giusto. Tornai sotto, infine, quando mi sentii pronto ad affrontare gli altri e sopratutto Caleb.
“Eccoti.” mi disse l'angelo, quando mi vide arrivare.
“Già... eccomi.” Sospirai. “Io... non so come spiegare...” partii.
“Non c'è bisogno che tu lo faccia, Tom” mi interruppe. “La situazione è chiara. Ma non è successo nulla di irreparabile, per fortuna, anzi, mi pare che si sia risolta brillantemente. Hai solo commesso un errore, amico mio...” Indicò la mia mano. “Ora non riesci a toglierlo, vero?”
Alzai la sinistra, dove l'onice dell'anello spiccava sul candore della mia pelle.
“Infatti.”
“Dovrai tenerlo, ora. Agrippa vi incarcerò un demone di quarto livello, ma solo ponendo una maledizione sull'anello. Chiunque lo avesse indossato sarebbe divenuto custode e guardiano dell'anello, rischiando purtroppo di venirne posseduto e trasformato in demone a sua volta. Quello che hai affrontato e sconfitto era l'ultimo ad averlo indossato, con una mente troppo debole per reggere il confronto con ciò che era incarcerato nel gioiello.”
Guardai Caleb sbalordito.
“Vuoi dire che quel coso era umano, una volta? E che rischio di fare la stessa fine?”
Mi passai la destra sul volto, osservando la sinistra ingioiellata.
“Esatto Tom... ma tu sei molto più potente di quel custode, per cui il rischio è doppio, così come è doppia la tua possibilità di salvezza. Se lascerai che esso prevalga su di te, diverrai un demone molto peggiore di quello che hai sconfitto, mentre se riuscirai a dominarlo, potresti persino trovare il modo di levarti l'anello. Solo, da ora in poi dovrai stare molto più attento a quello che fai. Hai avuto un assaggio di quanto aumenti i tuoi poteri, e di quanto si alimenti della tua rabbia, quando hai torturato e dominato i paesani che vi hanno aggrediti, ma hai anche visto quanto tu sia in grado di dominarti, quando hai deciso di non ucciderli tutti.”
Mi sedetti, cadendo quasi di schianto su una poltrona. Harlan, silenziosamente, mi mise in mano un bicchiere di whiskey, che ingollai senza nemmeno sentirne il sapore.
“Mio Dio...” mormorai. Alzai lo sguardo sui miei amici, smarrito. “Non è possibile, ci deve essere un modo per levarmi questa cosa.”
“Sicuramente c'è, Tom.” disse Harlan, sedendosi accanto a me e posandomi una mano su una spalla. “Non sarai solo, la cercheremo insieme.”
Lo fissai, commosso dalla fiducia che mi riservava. Nei suoi occhi lessi la certezza che non avrei permesso al mio lato oscuro di prevalere su di me, certezza che nemmeno io avevo su me stesso. Tornai a fissar Caleb, incerto.
“Harlan ha ragione, Tom. Ti aiuteremo, stanne certo, e non temere. So quali dubbi ti rodono, ma saprai portare questo fardello senza lasciartene divorare.”
Annuii, come potevo ribattere alle parole di un essere di luce?
Passammo la serata a parlarne, e mi fermai ancora una settimana per approfondire la situazione, leggendo con Harlan e Caleb tutto quello che la biblioteca del Teatro custodiva sull'anello, ma senza trovare nulla che ci aiutasse nell'immediato. Le informazioni sul demone custodito in esso erano scarne, e pochi erano gli indizi sulla sua natura e sull'incantesimo usato da Agrippa per incarcerarvelo, ma Caleb era fiducioso, si diceva sicuro che prima o poi avremmo trovato il modo di levarmelo.
Infine decisi di partire, tanto ci saremmo sicuramente tenuti in contatto ed io dovevo ormai tornare alle mie solite incombenze, tra il faro e la libreria. Tuttavia quando misi di nuovo piede al faro, mi resi conto che qualcosa era cambiato in me, forse per sempre.
Quello che avevo fatto ai babbani che ci avevano aggredito non era stato dettato dal demone che ormai mi portavo dietro, era stata la mia reazione spontanea agli avvenimenti della serata. Sapevo perfettamente che lo avrei fatto anche senza l'anello. Il mio lato oscuro, che pensavo ormai assopito, se non addirittura morto da tempo, era più vivo che mai, e bastava solo la situazione giusta per risvegliarlo. Ma ora più che mai dovevo stare attento.....

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