domenica 28 novembre 2010

L'altro libraio - Draco Malfoy

Erano ormai mesi che lavorava alla libreria con Richard, e Tom non smetteva di congratularsi con se stesso per l'idea. Era veramente un toccasana occuparsi di quel posto, lo pensava tutte le mattina quando alzava la serranda ed entrava a riordinare i ninnoli magici che avevano l'abitudine di spostarsi durante la notte. Si divertiva, si rilassava ad occuparsi di quegli oggetti e la caccia ai libri gli dava enormi soddisfazioni. Passare ore a frugare in minuscole librerie d'usato, smarrire il senso del tempo in mercatini delle pulci dedicati ai libri, acquistare enormi biblioteche private senza qualità solo per poter mettere le mani su un singolo libro di valore inestimabile e totalmente sconosciuto ai proprietari, spesso eredi senza gusto o competenze, lo faceva tornare ai tempi di scuola, quando la sua unica preoccupazione era lo studio e poteva dimenticarsi di se stesso nell'enorme biblioteca di Hogwarts. Persino il lavoro di riparazione degli incantesimi posti sugli oggetti magici usati che vendevano, compito che Richard svolgeva in maniera ormai affrettata ed infastidita, lo metteva di buon umore. Si divertiva a cercare di riparare questi oggetti, alle volte occorreva letteralmente parlamentare con oggetti i cui incantesimi erano così antichi da averli dotati di una personalità, che non ne volevano sapere assolutamente di tornare alle funzioni originarie, protestavano, esprimevano le proprie opinioni con forza e convinzione, come il set di soldatini affezionati ormai al bridge ed al minuetto, del tutto restii a tornare a simulare piccole guerre come un tempo, che aveva inutilmente cercato di riparare settimane prima.
Inoltre aveva finalmente ricominciato a viaggiare. Era uno zingaro, sotto sotto, adorava trovarsi in giro per il mondo con il borsone in spalla. La ricerca delle fiere magiche dell'usato lo aveva condotto in lungo ed in largo nel nuovo continente, nei quartieri magici di quasi tutte le grandi città e non disdegnava nemmeno le fiere babbane, se per caso c'era notizia del decesso di qualche celebre mago senza eredi nei dintorni del luogo ove si svolgeva la fiera. Capitava sovente, infatti, che venissero messi all'asta i beni del mago dai babbani, senza sapere di star vendendo oggettistica magica, così che con un po' di fortuna e di attenzione era possibile scoprire piccoli tesori. Tom aveva ormai sempre una valigia pronta, nella casa vicino al faro, per poter partire in qualsiasi momento, sulle tracce di una fiera o di un mercatino in giro per il mondo, ed ormai, grazie a questo atteggiamento, gli affari stavano veramente andando a gonfie vele. Tanto che quando seppe di un mercato di libri della durata di una settimana a Dublino, il mago decise di partire.
Era stato a Dublino, una vita prima, e se la ricordava a mala pena, ma abbastanza da trovarla trasformata, almeno nelle parti più periferiche. Fu solo quando arrivò al centro della città che tornò a riconoscere le viuzze. Il mercatino che cercava si era rivelato deludente, un'accozzaglia di carabattole senza valore, e nessun libro che valesse la pena di riportare a casa, così Tom aveva deciso di passare gli ultimi due giorni ad oziare nella capitale, godendosi l'estate indiana, la birra e la musica irlandese, prima di tornare a Nantucket, con la speranza per altro di trovare magari qualcosa di interessante a Owl Lane, il quartiere magico dublinese. Era stato nell'ufficio del turismo magico, poco prima, dove si era procurato una guida ai luoghi magici caratteristici, con una dettagliata mappa del quartiere magico ed una breve descrizione della sua storia. Era intenzionato a farci un giro, ma una strana pigrizia lo stava avvolgendo, come un manto di tranquillità, sollecitata dal non aver nulla da fare per il negozio. Per questo era entrato in quel pub, attratto dalla musica che ne usciva ed ora esitava ad andarsene, e decise di prendersela calma, rilassandosi in compagnia di una pinta di birra scura, il cui sapore in patria era impareggiabile, ed ascoltando tre ragazzi che suonavano musica folk, in un angolo del locale. Il mago si sentiva in pace con il mondo, guardando la gente passare fuori dalle finestre del pub e osservando il cielo scorrere mutevole sulle loro teste.
Osservava oziosamente la strada, quando vide dall'altra parte un'insegna che lo incuriosì: Akasha. Era una libreria esoterica, a quello che pareva dalle scritte sulle vetrine, e stranamente gli sembrava familiare. Estrasse dalla tasca del giaccone da marinaio la brochure turistica e vi rintracciò il nome della libreria. Era famosa a quanto pareva per esser la prima libreria magica con un settore aperto ai babbani, provvista di libri autorizzati dal ministero per fare il minor danno possibile in mano ai babbani. Non diceva nulla del proprietario, ma pareva essere una delle attrazioni del posto, ed i maghi potevano usarla per passare nel quartiere magico grazie all'accesso nascosto nel settore dedicato ai libri di astrologia. Incuriosito, il mago decise di muoversi, e terminata la birra, attraversò la strada per entrare nella libreria.
Il lato babbano era divertente ed innocuo, decise. Vi erano esposti i libri di alcuni famosi maghi, ed altri scritti da babbani convinti di aver scoperto grandi segreti magici e spirituali, che Tom aveva letto con un sorriso quando aveva cominciato ad occuparsi dell'Arcana Cabana, perciò, dopo un rapido sguardo agli scaffali, si diresse deciso al settore astrologia per entrare nell'altra parte.
Tornò spesso a ripensare a quel momento, nelle settimane successive, talvolta maledicendo quell'impulso... ma altre si disse che forse era stata una delle esperienze più importanti della sua nuova vita.
La libreria era semivuota da entrambe le parti, quel giorno, e solo un commesso presidiava il lato babbano, mentre nel lato magico non vi era nessuno, quando Tom vi mise piede. Si mise a girare per gli scaffali, scorrendo titoli noti e meno noti di autori locali, perdendo come sempre gli capitava il senso del tempo e del luogo, immerso nella lettura di paragrafi da un libro e da un altro, prendendo talvolta un volume da portare in cassa, terminato il lungo giro. Ne aveva racimolati ben sei, quando finalmente si decise ad uscire da quella piccola libreria, prima di lasciarci un patrimonio. Era effettivamente fornitissima, faceva ampiamente onore alla sua fama di avere praticamente di tutto, ma non poteva portarsi indietro tutti quei libri, onestamente, o avrebbe dovuto abbandonare il suo bagaglio a favore dei volumi che avrebbe voluto acquistare. Si diresse quindi al bancone, dove era arrivato a sedersi su uno sgabello un giovane biondo, con lunghi capelli sciolti sulle spalle e stava leggendo una rivista, in attesa di clienti. Il mago posò i libri accanto al registratore di cassa, sorridendo, e disse: “Devo veramente farvi i complimenti... sono anch'io un libraio, ma la vostra libreria è fornitissima, molto più della mia!”
Il ragazzo di fronte a lui alzò il viso di scatto ed il mago poté vedere che non era così giovane come sembrava, ma sopratutto si rese conto di conoscerlo, e molto bene. Gli occhi color acciaio erano di famiglia, non ci si poteva confondere, così come l'abitudine di portare i capelli lunghi e sciolti sulle spalle. Il viso affilato era quello di Narcissa, ma lo sguardo era quello di Lucius. Draco Malfoy, approssimativamente trentenne o poco più, impossibile dirlo grazie alla virtù tutta Malfoy di sembrare più giovani della loro reale età anagrafica, era di fronte a lui, e lo guardava con una strana espressione negli occhi.
Tom si sentì gelare. Aveva frequentato la Malfoy Manor per oltre un anno, quando era tornato in vita, in attesa di riuscire ad uccidere Potter, e Draco non solo conosceva il suo viso, conosceva benissimo la sua voce. Poteva aver ritrovato naso e capelli, i suoi occhi erano tornati del blu originario, ma la voce era rimasta identica, come l'altezza, il portamento, le spalle. Restarono a fissarsi, indecisi, il giovane a studiare quell'uomo che gli ricordava una parte tanto dolorosa della sua vita e l'adulto a fissare un passato a cui aveva smesso di pensare. Il silenzio cominciò a farsi pesante, senza che nessuno dei due facesse una mossa, poi Draco prese i libri, senza guardarli.
“Grazie” Disse Draco, senza espressione nella voce, “è un piacere incontrare un collega... dove ha aperto la sua libreria? Magari la conosco.”
“N-Nantucket.” Rispose asciutto, la bocca arida articolava le parole a fatica.
“Nantucket? Si trova negli States, vero? Ma lei non ha un accento americano...”
Tom si maledì per aver abbandonato la cadenza nantuckettese appena messo piede a terra, ed annuì, sperando che quello che sentiva sulle guance non fosse colpevole rossore. Aveva lo stomaco in subbuglio, non si era mai sentito così, nemmeno quando si era trovato davanti Potter e la moglie al faro. Harry non lo aveva mai riconosciuto, ma in effetti quando si erano incontrati avevano pensato più a cercare di uccidersi che a parlarsi, per cui era quasi ovvio che l'altro non lo riconoscesse, ma con Draco aveva parlato spesso, aveva vissuto nella sua casa, si conoscevano. Se Fenrir lo aveva riconosciuto grazie all'odore, Draco poteva riconoscerlo per mille altri dettagli. Tom cercò di tranquillizzarsi, pensando che lo davano tutti per morto, ormai, e che aveva un aspetto fin troppo giovanile, rispetto alla sua età reale, per cui nessuno, a parte il padre del ragazzo che aveva di fronte poteva riconoscerlo, ma non riusciva a rilassarsi. Sostenne lo sguardo indagatore del giovane Malfoy, senza osare distogliere lo sguardo.
“Ho viaggiato molto.” Rispose, sorridendo freddamente.
“Mi ricorda qualcuno, sa? Forse ci siamo già incontrati altre volte?”
“No, impossibile. È la prima volta che vengo in Irlanda.”
“Ah, ma io non sono irlandese. Sono inglese. Magari ci siamo visti altrove.” Draco incrociò le braccia, stringendo gli occhi, concentrato sul viso dell'uomo. Gli metteva i brividi e non sapeva capire perché. C'era qualcosa in lui che lo riempiva di orrore gelido, ma non riusciva ad identificarne la ragione. Non gli era mai capitato di provare tanta istintiva repulsione per una persona, a parte... Voldemort. Bastò al giovane formulare quel nome nella sua mente, per sentirsi aprire un vuoto nel petto, come un pugno. Spalancò la bocca, guardando il mago che aveva di fronte. Non era possibile che fosse lui, ne era certo. Era morto, lo aveva visto morire con i suoi occhi, aveva assistito al suo funerale. Aveva passato anni a cercare di dimenticarselo, anni a lottare per riguadagnarsi una dignità ed un nome, anni a dimostrare che era cambiato e non era più, non era mai stato veramente un mangiamorte. La voce di quell'uomo lo aveva perseguitato nei suoi sogni, se la ricordava con chiarezza, ed ora... chi era costui?
“Chi.. Chi sei tu?” Chiese, con la voce strozzata nella gola.
L'ex Signore Oscuro fece istintivamente un passo indietro, rendendosi conto di esser stato riconosciuto. Trattenne il fiato, un attimo, poi rispose.
“Richard. Mi chiamo Richard Murray.”

.....segue.



//Prima di continuare a pubblicare la storia, vi consiglio di leggere anche questa fanfic, che scrissi tempo addietro, che spiega come sia possibile aver trovato Draco Malfoy ad occuparsi di una libreria mezza magica e mezza babbana a Dublino...

http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?s
id=538040&i=1

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