martedì 1 dicembre 2009

Fenrir Greyback

Arrivo nel mio locale preferito che è quasi deserto... come di solito, vista l'ora in cui arrivo. Si tratta di un semplice pub per marinai, sul porto. Mi siedo al mio posto favorito, in fondo, un po' riparato. Da lì posso guardare tutto il locale senza esser troppo notato. Mi faccio portare la cena, patate, hamburger, una media scura.. la prima della serata. Ho il mio migliore amico, con me. Un libro. Uno a caso, estratto dalla mia fin troppo fornita biblioteca. Passo la serata a leggere ed a guardare la gente.
è il mio modo per esorcizzare la solitudine che mi sono autoimposto.
I soliti ragazzini. Hanno faccende losche di droghe e ragazze, credono di sembrare dei duri, ma sono solo ridicoli... quando i veri duri del quartiere entrano nel locale e li guardano ridacchiano si azzittiscono e dopo poco scappano a casa, dalla mamma che gli stira le magliette ed i jeans a vita bassissima.
I duri del quartiere sono tre, hanno accumulato insieme un paio di ergastoli, tra piccole rapine, minacce, furti, qualche scazzottata... hanno tutti facce uguali, piene di solchi. Si fingono amici, fino a quando uno di loro non ammazzerà l'altro.. ed allora le loro strade si separeranno, cercando altri temporanei alleati. Guardano le coppie che entrano, con un misto di invidia e desiderio.
Come me... osservo da settimane quella coppietta. Vengono tutti i venerdì, mangiano insieme le patatine, poi vanno al cinema e poi tornano qua a commentare il film. Non smettono mai di guardarsi negli occhi. Avranno 23/25 anni, al massimo. Stanno progettando la casa, il matrimonio.. o la convivenza, visto che non sembrano aver molti soldi. Lei ha le unghie rifatte, ma non va dal parrucchiere da parecchio. Lui ha le mani rosicate dall'olio motore e la faccia troppo abbronzata, per esser novembre.
Due settimane fa avevano litigato... li ho guardati tenersi il broncio tutta la serata, finché lui non ha ceduto. L'ha guardata con un mezzo sorrisetto, le ha fatto una strana smorfia, un segnale nel codice segreto delle coppie, sicuramente, lei è scoppiata a ridere e si sono baciati. Hanno passato il resto della serata a sbaciucchiarsi, dimenticandosi del cinema, delle patatine... di noi che li guardavamo, chi con affetto, chi con invidia.
È arrivato il solito gruppetto... tutti ben vestiti, vengono ad ostentare i loro soldi ai vicini di casa che qua passano le serate, mentre loro si limitano a radunarsi per andare a ballare. Non ordinano mai nulla, occupano solo spazio, urlano nei loro cellulari, si guardano attorno come se vedessero quello che credono di non poter diventare mai. Restano qua un'oretta, e poi fuggono a far vedere che la vita vera è altrove, sulle loro macchine prese a prestito da genitori troppo assenti per accorgersi di loro. Almeno finché qualcuno di loro non ci morirà o ci ammazzerà un amico, un passante, con quella macchina... ed allora paparino risolverà tutto sganciando la sola cosa che non gli costa nulla, tanti bei soldoni...
Un paio di vecchi giocano a carte, come sempre... a volte sospetto che sia la stessa partita, da anni, tanto giocano al rallentatore, e mi coglie il timore che se dovessero finirla, spariremmo tutti in uno sbuffo di fumo...
un mendicante passa più volte davanti al vetro.. almeno, sembra un mendicante, vestito di stracci, malconcio, pieno di cicatrici...
ha un'aria vagamente familiare. Stasera entra nel locale, mi si siede davanti e mi scruta, sogghignando.
Ne sono certo, ho già visto quegli occhi, ma è lui a svelarmi il mistero.
“Guarda guarda...” mormora con voce roca, osservandomi. “Sei cambiato...” annuisce, osservandomi per bene. Lo guardo senza capire.
“Ci conosciamo?”
Annuisce, lentamente,
“Eccome se ci conosciamo... hai ritrovato la tua faccia, vesti da babbano, frequenti i babbani... ma certe cose non cambiano, come l'odore, caro il mio Lord Voldemort... “
Pronuncia il mio nome con un ghigno, quasi con soddisfazione. Resto di ghiaccio a guardarlo ed in un lampo lo riconosco,
“Fenrir Greyback...” mormoro. “Sei invecchiato... “ sogghigno.
“Tu invece sembri ringiovanito.” afferma e mi guarda, sbilenco e strafottente. “Strano, visto che dovresti esser morto.”
“Già... gli strani effetti della resurrezione, immagino.” rispondo.
“E sei tornato per passare le serate al pub come un babbano qualsiasi?” mi chiede, dubbioso.
“A quanto pare... sempre meglio che farmi ammazzare stupidamente da una torma di ragazzini in una scuola, mi pare.”
Ridacchia. Si guarda attorno, guarda con desiderio il mio piatto semivuoto. Glielo allungo e ne ordino un altro. Li divora entrambi, avidamente, continuando a guardarmi e scolandosi la birra scura che gli ho fatto portare. Lo osservo a mia volta: è invecchiato parecchio e male, è addirittura incredibile che un licantropo sia sopravvissuto tanto a lungo... di solito muoiono prima dei 50, divorati dalla maledizione o uccisi da qualche umano, quando non dai loro stessi compagni. Ma Fenrir è il più feroce e combattivo lycan d'Inghilterra... ed è bravissimo a sopravvivere, anche se non in perfetta forma, si vede.. Ha almeno 60 anni e ne dimostra 75, è magro come uno stecco, stempiato, malconcio. Ha talmente tante cicatrici in viso che sembra attraversato da una ragnatela. Qualcosa di ferino gli è rimasto attaccato anche nella sua versione umana. Mangia voracemente, beve e poi soddisfatto si ferma a guardarmi.
“E così ora fai finta di esser babbano?”
Lo guardo a lungo, prima di rispondergli.
“A quanto pare” dico. “La cosa ti disturba?”
“Proprio non me ne potrebbe fottere di meno... potrei ricattarti, per non svelare chi sei... ma probabilmente troverebbero il mio cadavere in un fosso, domattina... senza segni addosso. E visto come vivo, sarei solo il solito accattone morto di freddo.”
Annuisco, senza dir nulla.
“Già... le vecchie abitudino sono dure a morire, eh, Tom?”
Ridacchia, si passa una mano sulla faccia devastata.
“Nah.. non voglio niente da te, mago. Volevo solo un pasto caldo, per una sera... e vedere di chi era st'odore familiare che sentivo per Nantucket, ultimamente.”
Si guarda attorno, come se non lo interessassi più. Ma lo sento che ha ancora qualcosa da chiedere... attendo e dopo qualche minuto, puntuale, la domanda.
La stessa che mi pongo io da anni a questa parte, da quando mi hanno riportato in vita.
“Che sei tornato a fare?”
Sorrido, prima di rispondergli... e rispondo a me stesso, sostanzialmente.
“Sono tornato a fare il guardiano del faro.” ed è la sola risposta che so darmi.
Il licantropo ride, prima sommessamente, poi sgangheratamente. Lo lascio ridere. Fino a che si placa, con gli sguardi di tutti gli altri avventori addosso. Arriva anche Sam, il barista a guardarci storto.
“Tom.. questo accattone ti infastidisce?” chiede sospettoso.
“No, Sam... è una vecchia conoscenza.... ed è solo di passaggio, vero?”
“Si si... sono solo di passaggio.” risponde Fenrir smettendo di ridere ed asciugandosi le lacrime che gli scorrono lungo il viso. “Ho visto il mio amico nel pub e sono entrato a scroccargli una cena, vero, Tom?”
Sam ci scruta dubbioso e poi se ne va... e torniamo a guardarci negli occhi, io ed il licantropo. A lungo, come se dovessimo decidere cosa fare l'uno dell'altro. Il suo sguardo va al mio polso sinistro, più volte.. lo capisco, cerca di capire se si vede l'impugnatura della bacchetta.. se ce l'ho vuol dire che sono ancora lo stesso mago che gira armato, come un tempo.. se non ce l'ho, magari ha la possibilità di uscire vivo da quell'incontro. Lo lascio nel dubbio. A dire il vero, ormai la mia bacchetta staziona più spesso sul mio comodino che addosso a me.... anche per la semplice ragione che spesso non mi serve, per fare le magie più semplici. E stasera è a casa.. ma non ne ho bisogno.
Guardandolo mi rendo conto che non ha intenzione di tradirmi. Cerca solo un rifugio per la notte e qualche pasto caldo, come un tempo. È un reietto e lo sarà per sempre, peggio di me... perché la sua maledizione non ha redenzione, purtroppo per lui.
“Andiamocene.” dico dopo un tempo interminabile.
Usciamo dal locale e camminiamo in silenzio verso il faro. Gli offro una stanza, ma la rifiuta, orgoglioso come sempre. Accetta solo i soldi, e la parola che gli do che se andrà a nome mio nel locale dove ci siamo trovati un pasto caldo lo troverà sempre. Sono certo che non ci tornerà mai più in mia assenza. Lo conosco troppo bene, il più selvaggio ed orgoglioso capobranco lycan dell'Inghilterra.
Mi accenna che ha dovuto scappare per non farsi uccidere, dopo la mia caduta... ma non mi dice nient'altro... e quando arriviamo allo svincolo, che da una parte porta al faro e dall'altra alla foresta, mi saluta...
Lo rivedo il giorno dopo. Sul traghetto che porta la gente in continente. Mi saluta con la mano, per l'ultima volta.

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