martedì 1 dicembre 2009

Potter...

Il guaio di Nantucket è che si tratta di un porto turistico, in certi periodi dell'anno... ed oltre agli americani, ogni tanto arrivano turisti anche dall'Inghilterra. Sono quasi sempre babbani, i maghi non fanno turismo negli stessi posti dei babbani.. non per particolare razzismo, no, malgrado quello che si potrebbe pensare, detto da me.. Semplicemente perchè molti non sanno vivere tra i babbani, non sanno smettere di usare la magia o anche semplicemente vestirsi da babbani. Io sono cresciuto diviso a metà tra l'orfanotrofio e la scuola magica di Hogwarts, per cui in effetti conosco entrambi i mondi... li ho frequentati entrambi, anche se ora mi sto isolando da essi. Ed è per questo che tornare a vivere da babbano non mi è stato granchè difficile. Ci sono tantissime cose babbane che conosco, dalla radio, al cinema, all'elettricità, alla televisione, perfino.. e poi ho viaggiato abbastanza da aver imparato ad adattarmi in tutte le situazioni, a mimetizzarmi... per questa ragione qua a Nantucket nessun babbano ha mai notato in me particolari stranezze magiche, ed i pochissimi maghi che ci abitano non hanno mai notato in me particolarità troppo bizzarramente babbane, a parte la mia attitudine a vivere maggiormente da babbano che da mago..
In America si nota di meno, devo dire, di quanto verrebbe notata in Inghilterra. Qua non esiste una sola grande scuola come Hogwarts, ci sono piccole scuole, e non sono collegi, i ragazzini tornano a casa negli week end, ed in alcune semplicemente ci vanno quotidianamente con la metropolvere... molti maghi vivono alla babbana e qui i purosangue quasi non esistono, sono un vezzo del vecchio continente... per cui non c'è poi una divisione così netta tra i due mondi. Addirittura a scuola i ragazzini usano penne e stilografiche invece delle piume, ed è raro che usino pergamena, preferendo la carta.... insomma, vivono in modo molto più ibrido, i due mondi... e stranamente mi ci sono mimetizzato meglio. Mi ci trovo meglio, posso continuare ad oscillare tra i due confini, senza venir troppo notato dai babbani e nemmeno dai maghi. Frequento il pub babbano sul porto, ed anche quello magico a Lantern Square. E da nessuna parte mi guardano come se fossi strano, se ci vado vestito sempre allo stesso modo, con i jeans, la camicia a scacchi ed il giaccone da marinaio.
Ho fatto amicizia sia con Sam, al porto, che con Jones e Peggy, i proprietari del piccolo pub magico, proprietari tra l'altro di un'elfa che pare molto interessata a Cletus.. Cletus stesso è diventato molto celebre, a Lantern Square, decisamente più di me, visto che ci va a far la spesa magica al posto mio. Sopratutto è celebre il suo terrore dei temporali, visto che è sua abitudine, allo scoppio del primo tuono, saltare in braccio al primo umano che gli capita a tiro, preferibilmente il sottoscritto, ma il primo mago di passaggio va altrettanto bene, se io non sono raggiungibile.
Una sera questa sua abitudine mi ha quasi salvato la vita..
Nantucket è un porto turistico, dicevo. E ben pochi maghi ci vengono... ma alcuni, certamente. È stato così che mi sono trovato davanti Harry Potter e famigliola, l'anno scorso. Lo avevo già reincontrato... feci un piccolo test, prima di venire negli States, andai a Diagon Alley, mi feci una camminata tra i maghi.. volevo vedere se ero davvero tornato così anonimo. Nessuno mi riconobbe, nessuno mi notava... girai per i negozi, senza che nessuno facesse caso a me. Arrivò l'ora di pranzo e lui venne a mangiare proprio a due passi da me, al bar. Ci guardammo un paio di volte negli occhi, mi chiese il posacenere e glielo misi in mano, sfiorandolo. Non diede cenno di interesse, nei miei confronti, non mi riconobbe.
Ma trovarmelo così, sul molo davanti a casa mi diede un sincero colpo al cuore... era con la moglie, in cui riconobbi la piccola Weasley, dai capelli rossi. Avevano un pupetto di un anno in braccio e Ginny era palesemente incinta di un altro. Si stringevano, per scaldarsi contro il vento che arrivava freddo dal mare, e guardavano il faro, sorridendo. Ero al molo, con Homer, il vecchio pescatore che viene tutte le mattine a pescare da queste parti, a tirare su le nasse delle aragoste, impigliate come al solito, e non mi notarono.
Mi calcai il berretto in testa, la visiera sugli occhi, e salii al faro, portandomi dietro una rete piena di pesce, cercando di non farmi notare... ma mi vide e venne a chiedermi se il faro era visitabile.
"No, mi spiace... c'è il museo al porto, se desidera." risposi, accentuando la cadenza nantuckettese.
Mi ringraziò, mi degnò a mala pena di uno sguardo, e se ne andò.
Tirai un sospiro di sollievo.. sapevo che non poteva riconoscermi, ma mi irritava che fosse casualmente arrivato fin lì.
Cletus venne a salutarmi e quando vide il giovane mago andarsene, mi guardò significativamente.
"Nessuno sa chi sei, Signore... nemmeno lui può indovinarlo." mi disse, indovinando i miei pensieri, come sempre.
Avevo un appuntamento con un amico a Lantern Square, la sera, ma rimandai... non volevo rischiare di trovarlo, di nuovo. Me ne rimasi rintanato al faro un paio di giorni, aspettando che da bravo turista se ne andasse verso posti più caratteristici, finchè il mio amico tornò a reclamare la nostra serata di backgammon... e mi feci convincere ad andare a trovare Jones, pensando che fossero ormai ripartiti.
Eravamo intenti a giocare da un'oretta, quando entrò Potter, con la moglie. Si misero a poca distanza da noi, proprio di fronte a me... mantenni il sangue freddo e feci finta di nulla, continuando a giocare.... ma lui sentendomi parlare si girò a guardarmi, e mi riconobbe come il guardiano del faro. Mi sorrise e mi fece un cenno, a cui risposi appena.
Il mio accento non è più riconoscibile come un tempo.. sono cresciuto all'ombra del Big Ben, e per tutta l'infanzia ho parlato con profondo accento cockney, con il tempo l'ho ripulito fino a parlare Atlantic English, quell'inglese colto e senza accenti che si parla tra una sponda e l'altra dell'atlantico, ma vivendo da anni a Nantucket avevo finito con lo sporcare volontariamente l'accento con i toni dei locali... e lo accentuai, quella sera, parlando pochissimo, temendo riconoscesse la mia voce, assurdamente... mi trovai più spesso del dovuto a guardarlo, cercando la cicatrice sulla fronte, combattuto da mille emozioni diverse. Persi parecchie partite di seguito, per l'ilarità del mio compagno, che raramente riusciva a battermi per più di un paio di volte di fila, perchè ero palesemente sovrappensiero... alla fine si girò anche Potter a guardarmi, incuriosito e perplesso. Smisi di osservarlo, ma mi resi conto che mi studiava... si toccò la fronte perplesso e mi sentii gelare. Per fortuna venne riconosciuto da parecchi avventori, che lo distrassero per un pò, salutandolo e facendogli i complimeti per avermi sconfitto, con un'assurda ilarità che mi montava in corpo e che facevo fatica a trattenere, finchè non tornò a guardarmi, perplesso, chiedendosi probabilmente perchè gli sembrassi tanto familiare... lo vidi che stava per avvicinarsi a parlarmi, quando in cielo esplose un tuono fortissimo.
Fu allora che accaddero due cose che probabilmente salvarono più di ogni altro la mia nuova identità. Dalla cucina uscì a precipizio Cletus, terrorizzato, e mi si aggrappò al collo con tutta la forza che aveva, squittendo.
"Tuoni!" gridava "Paura, Signore! Paura!" cercando di infilarsi con la testa dentro la mia giacca. Mi sbattè quasi per terra, con tutta la sedia e mentre ritrovavo l'equilibrio e lo abbracciavo mi misi a ridere, involontariamente.
"Cletus!" esclamai "è solo il solito temporale, dai!" dissi, mentre lo stringevo e lo coccolavo, come se fosse un bambino di otto anni, di cui ha effettivamente le dimensioni. Lo sentivo aggrapparsi al mio corpo, strettamente, con le braccia e le gambe, tra l'ilarità generale che accompagnava di solito queste scene. Peggy si girò a guardarmi, ridendo.
"Tom, non hai fatto un favore al tuo elfo, venendo ad abitare a Nantucket, decisamente!" rise.
Sentendo quel nome Potter si girò a guardarmi, stupito. Ma io mi trovai a ridere più forte, dando pacche rassicuranti sulla schiena del piccolo elfo, mormorando sciocchezze per consolarlo... ed allora sentii la voce di Cletus, bassissima nel mio orecchio.
"Ora non può pensare che sei tu, Signore... tu non avresti mai consolato Cletus, se eri come prima... e non ridevi, prima." Ridacchiava, facendo finta di singhiozzare forte... me lo strinsi al collo, meravigliato. La sagacia di quell'elfo non smetteva mai di stupirmi.
Potter guardò la scena sogghignando e poi si girò, richiamato dalla moglie. E non mi rivolse più uno sguardo per tutta la serata. Cletus mi rimase abbracciato, mentre il temporale si scatenava e mi ritrovai a portarlo a casa in braccio, come fosse un bambino. Arrivati al faro scese dalle mie braccia, mi guardò sorridendo e disse:"Visto? Nemmeno lui può capire chi sei, Signore!" giusto un attimo prima che esplodesse un altro tuono in cielo, mandandolo a rintanarsi tra le mie gambe, sospirando e mormorando quelli che sicuramente erano improperi nella lingua degli elfi.
Andammo a dormire, io sul letto e lui sotto, come sempre quando c'erano temporali.... ed io guardai il soffitto a lungo, sentendomi stranamente al sicuro. Era la seconda volta che incrociavo la strada di Potter e in un angolo della mia mente era esistito ancora il timore di esser riconosciuto, ma quella era la prova definitiva.
Mi sentivo strano, comunque. Trovarmi davanti colui che mi aveva ucciso ben due volte di fila mi aveva riportato a galla infiniti ricordi... sopratutto della battaglia di Hogwarts. Quel giorno era molto confuso nella mia memoria, me ne tornavano sprazzi angosciosi solo in sogno, la notte... sopratutto la sfida finale tra me e lui era celata da un'ombra che preferivo non dissipare. Non amavo rivedermi in quella situazione, consapevole della quantità di errori e stupidaggini assurde che avevo commesso... e sopratutto non amavo rivedere l'uomo che ero stato, da quando avevo ritrovato il mio corpo deformato e contorto, fino all'epilogo. Ero stato ancora meno umano di quanto lo fossi prima della distruzione davanti alla culla di Harry...
Riflettevo, cercando di capire che cosa provavo.. ma a parte una sorta di distacco, come se fosse successo a qualcun'altro, non sentivo nulla. Avevo avuto timore che potesse riconoscermi, solo perchè avrebbe significato far sapere al mondo che ero tornato, fuggire, quando la sola cosa che volevo era l'oblio, l'anonimato. Niente altro che quello. Non sentivo sensi di colpa, per quello che ero stato, mi prendevo la piena responsabilità delle mie scelte.. e non cercavo alcuna forma di redenzione, o di perdono. Volevo solo lasciarmi tutto alle spalle, anche se piccoli sprazzi tornavano a cercarmi, come quella volta che incontrai Fenrir.. o quando andai ad affrontare Lucius. Ma non volevo più aver a che fare con il mio passato. Ero stato sconfitto, battuto, ucciso... e con quella vita era morto tutto quello che ero stato.
Me ne resi conto quella notte. Ero un uomo nuovo, con un destino nuovo. Ero libero da me stesso e dal mio passato.
Forse non ero ancora completamente in pace con me stesso, forse non lo sarò mai. Ma non ha importanza. La mia strada è nuova, è solo mia. Posso percorrerla liberamente, almeno questo.

Nessun commento:

Posta un commento