martedì 1 dicembre 2009

Lucius Malfoy

Lord Voldemort guardò il libro bruciare nel camino, furente. Lucius Malfoy.... se lo ricordava bene, fin dai primi loro incontri. Altero, sprezzante, affascinante. Strano a dirsi, ma lo aveva sedotto, in qualche modo, con i suoi modi da vecchia nobiltà inglese, il tono sempre basso e calmo di parlare, gli sguardi carichi di sottintesi, il senso di superiorità che emanava. Lo invidiava, in una certa misura. Lucius aveva per nascita ciò che Voldemort non aveva ed era convinto gli spettasse in misura anche maggiore, visto il suo potere, viste le sue ascendenze. Adorava intimorirlo, i primi tempi. Dimostrargli quanto potere detenesse era un modo per vendicarsi per la palese differenza di casta tra loro due. Quando aveva visto finalmente la giusta misura di timore e rispetto negli occhi del mago, aveva smesso di infierire, ma lo aveva sempre tenuto d'occhio.
Non riusciva a fidarsi. Non solo di lui, non si fidava di nessuno di loro.
Forse solo di Severus, per qualche momento. L'odio che percepiva nel mago verso il mondo era troppo spiccato, troppo tenace per non esser vero. Un velenoso misantropo, con pochissima compassione verso il resto dell'umanità, questo era Severus, e lo capiva meglio.
Lucius era invece una specie di enigma. Adorava essere al centro dell'attenzione, sapeva sedurre, essere amabile... se lo ricordava nelle riunioni dei mangiamorte, mettersi in mostra per dimostrargli che era meglio degli altri, sorridere con superiorità agli altri mangiamorte, sorridere amabile e fasullo a lui.
Sapeva che gli mentiva il più delle volte, lo sapeva benissimo.
Non c'era un solo pensiero, una sola emozione di quegli uomini e quelle donne che gli sfuggisse, e quanto aveva adorato giocarci. Nessun marito osava opporsi al fatto che lui ne seducesse le mogli. E le donne si contendevano i suoi sguardi gelidi, il suo tocco indifferente, i suoi rari favori sessuali. Non era interessato al sesso, all'epoca, se non come mezzo magico, per evocare ancora più potere quando era necessario. Manipolava le menti e le emozioni di quel gruppo di seguaci per il solo piacere di farlo.
Sia la prima volta che era tornato, che la seconda, era rimasto freddo di fronte ai propri seguaci, nessuna emozione lo aveva toccato. La prima volta solo la rabbia, perché nessuno di loro lo aveva cercato, pur avendo loro detto che non sarebbe stato battuto nemmeno dalla morte. La seconda volta, leggere la storia di Potter, farsi raccontare cos'era successo da coloro che incautamente lo avevano riportato in vita, non lo aveva toccato. Scoprire il tradimento di Severus lo aveva lasciato freddo, in un certo modo se lo aspettava, lo aveva messo in conto, che ci potevano esser traditori tra i suoi seguaci. Aveva solo sempre pensato che lo temessero troppo per osare veramente farlo, ma non che non lo avrebbero pensato o desiderato.
Ma il tradimento postumo di Malfoy era troppo. Troppo subdolo, troppo infame per perdonarlo. La decisione era già presa.
Si vestì, preparò di nuovo una borsa da viaggio, creò una passaporta e si materializzò poco lontano da Diagon Alley.
Prese alloggio in un albergo babbano, dove poteva passare maggiormente inosservato, poi andò alla libreria magica, a cercare se vi fossero altri libri dello stesso “autore” che non fossero giunti al di là dell'oceano. Non ve n'erano altri, per la fortuna di Malfoy.
Il passo successivo fu attendere la notte. Si materializzò poco lontano dalla Malfoy Manor, dal lato sud, dove era celato l'accesso segreto, da cui entrava ed usciva ai tempi della guerra magica. Le misure di sicurezza rinnovate non potevano fermarlo e rise quando vide il nuovo guardiano della porta. Un serpente, un cobra velenosissimo, incantato per sembrare una decorazione, ma vivo e vegeto. Doveva davvero esser convinto di non correre più alcun pericolo da parte sua, se aveva osato mettere semplicemente un serpente a guardia di quell'entrata. Mormorò alcune parole in serpentese, allungò la mano verso l'animale e questo scivolò sul suo braccio, docile, salutandolo con piccoli tocchi della lingua che lo saggiava, e gli rispose ringraziandolo per averlo liberato. Lord Voldemort lasciò che il serpente gli si arrotolasse dolcemente attorno al collo, quindi aprì la porta e si nascose in uno dei corridoi segreti della Manor, sbirciando al suo interno attraverso i numerosi spioncini che la traforavano. Vide infine la famiglia riunita per una cena, a quanto pareva Draco aveva avuto un nuovo rampollo per proseguire la stirpe...
Li guardò con irritazione crescente inorgoglirsi per la loro razza, la loro famiglia che cresceva, il nome che proseguiva... e la tentazione di entrare ed ucciderli tutti era sempre più forte, sempre più pressante, ma non era quello che voleva veramente.
Non era lì per il resto della famiglia, era lì per lui, per Lucius.
Attese, tenendo faticosamente a bada l'impazienza, la rabbia, carezzando distrattamente il cobra che si scaldava contro il suo corpo, avvolto al collo, finchè la giovane coppia non si decise a tornare a casa e Narcissa andò a dormire, lasciando Lucius, come al solito, nello studio, a leggere e bere l'ultimo bicchiere di vino elfico, come d'abitudine.
Si materializzò davanti all'amico di un tempo, godendosi lo sgomento che lo colse a vederlo. Era come se vedesse un fantasma e non era tanto lontano dalla realtà.
"T-tu..."
Biascicò. dopo un tempo infinito, artigliando i braccioli della poltrona, pallidissimo.
"Io, si. In carne ed ossa, nel caso avessi il dubbio" rispose asciutto.
"Ma non... non è possibile.... sei morto... morto!"
"No." Si sedette di fronte all'altro, fece apparire un bicchiere e si versò un sorso di vino. "Non più. Sono vivo e vegeto."
"M-mio signore..." cominciò a dire, con il sudore che imperlava la fronte pallida, scorrendo anche lungo i capelli ormai quasi più bianchi che biondi.
Lord Voldemort alzò uno sguardo feroce sull'uomo, interrompendo qualunque cosa che potesse dire.
"Non mi chiamare così, Lucius. Non sono più il Signore Oscuro a cui hai giurato fedeltà, visto sopratutto quanto poco conta la tua fedeltà..."
"Sig... io... " il mago si passò una mano sul volto, guardandosi attorno, come in cerca di aiuto. Era convinto di dover morire, e si vedeva chiaramente. "La mia f... io credevo foste morto per sempre..."
"Lo pensavo anche io, Lucius..." disse assaporando il vino "Non sono tornato di mia spontanea volontà in vita, questa volta"
"I russi..." disse il mago, alzando lo sguardo timoroso sul Signore Oscuro, in quel momento più tenebroso che mai. "Ma so che sono morti, tempo fa..." restò senza fiato, a guardare Voldemort, con un lampo di comprensione negli occhi.
Voldemort annuì, senza aggiungere altro. Lo fissava, gelido, lasciandolo torturarsi dalla paura, dal dubbio, godendosi il suo disagio. Quanto era familiare e piacevole quella sensazione di potere, di dominio, su un mago così potente ed un uomo così arrogante come Lucius.... fin troppo, decise.
"Non sono tornato per riprovarci, Lucius." disse, osservando l'altro respirare profondamente alle sue parole. "Non sono più interessato a quello, no." Tacque, pensieroso. "Non sarei nemmeno venuto a cercarti, se non fosse stato per questo."
Estrasse la copia del libro che aveva ricomprato nel pomeriggio, prima di andare alla Manor, e la posò sulla scrivania presso la quale sedeva l'amico, che impallidì ancora di più. I suoi occhi saettavano dalla copertina al mago oscuro seduto di fronte a lui, e le mani cominciarono a tremargli.
"Io.. non volevo offenderti.. pensavo fossi morto..."
"Lo hai già detto, Lucius... cosa pensavi, dimmi, allora? Di farti i soldi sbertucciandomi? E senza nemmeno rimetterci la faccia, visto che non hai nemmeno avuto il coraggio di metterci il tuo nome."
Il mago biondo pareva respirare a fatica, si guardava attorno smarrito, senza sapere che dire.
Guardandolo Voldemort sentì sbollire la propria rabbia omicida. Bastava la sua sola presenza a far morire di paura quell'uomo, e ne provava talmente tanto orrore che la voglia di ucciderlo lentamente si assopì. Poteva quasi capirlo. Aveva vissuto nella paura, e quando lui era morto, aveva cercato di liberarsi del passato, raccontandolo.. e cercando una giustificazione per essersi asservito ad un uomo così crudele, così tirannico come era stato lui stesso. Ora lo capiva. Portò una mano al collo, a carezzare ancora il serpente, che si mosse sotto la sua mano per incontrarla e scaldarsi ad essa.
Il silenzio si protrasse a lungo, finchè Lucius ebbe il coraggio di fare la sola domanda che gli stava a cuore.
"Mi vuoi uccidere?"
Voldemort lo guardò intensamente, prima di rispondere.
"No. Non più. Non sono tornato per riprovarci.. e nemmeno per cercare vendetta. Altrimenti sarei tornato da te prima."
Il mago sospirò, accasciandosi sulla sedia. Sembrava così vecchio... molto più vecchio di lui, cui la seconda resurrezione aveva dato un aspetto ingannevolmente giovanile.
"Da quando..."
"Da un paio d'anni, circa." rispose, senza lasciargli terminare la domanda.
Malfoy allungò una mano, a prendere il bicchiere, ma tremava ancora tanto che quasi lo lasciò cadere.
"Ma non stai in Inghilterra... " chiese, dopo esser riuscito a bere un sorso.
"No. E non ho intenzione di dirti dove sto. Voglio solo avvertirti, Lucius. Non incrociare mai più la mia strada, nemmeno sotto falso nome." Lo fissò, glaciale. "Sei rimasto solo tu a poter riconoscere la mia faccia, gli altri sono morti. Vedi di sopravvivere a questa informazione. Se dovessimo mai incrociarci di nuovo, non ci siamo mai conosciuti, prima." Alzò la bacchetta, pronunciando a mente un incantesimo.
Una Traccia. Se il vecchio mangiamorte avesse mai osato pronunciare il suo nome, o scriverlo o altro, lo avrebbe saputo immediatamente. Il mago impallidì, senza sapere che cosa aveva fatto, ma comprese immediatamente.
"Non temere... nessuno saprà mai nulla di questo incontro. O che sei vivo. Nessuno, puoi credermi."
Lord Voldemort annuì, alzandosi.
"Non ho bisogno di crederti, Lucius. Lo so."
Pronunciò alcune parole in serpentese, mentre si toglieva il serpente dal collo, dicendogli di uccidere il mago, se lo avesse sentito pronunciare il proprio nome.... e lo posò sulla poltrona su cui era seduto.
Tornò a dare un'altra occhiata al mago, ancora seduto e tremante, quindi sparì in uno sbuffo di fumo, con un sonoro pop.

Riapparve in strada, guardò un'ultima volta nella sua vita Malfoy Manor, e non ci tornò mai più.
Tornato in albergo, a tarda notte, osservò a lungo le strade che si svuotavano, ripensando all'incontro. Aveva davvero pensato di ucciderlo... e non lo aveva fatto. Una volta lo avrebbe fatto senza nemneno pensarci, senza lasciare il tempo all'altro di parlare, a parte le urla che avrebbe emesso sotto i suoi Cruciatus. Era davvero cambiato, e stava diventando qualcos'altro. Non sapeva ancora cosa, ma la strada era ancora lunga, per saperlo. Ed ora voleva solo tornare a casa.
Al faro.

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