martedì 1 dicembre 2009

ritornato...

Erano sette, coloro che malaccortamente mi riportarono in vita. Quattro uomini e tre donne. Li ho uccisi tutti. Non avevo altra scelta, se volevo andarmene da lì vivo, senza il fardello della loro missione da realizzare sulle spalle.

Erano fanatici, tutti più giovani dei mangiamorte che avevano combattuto con me l'ultima volta. Avevano creato il mio mito a Durmstrang, dicendosi che gli inglesi erano stati dei deboli e degli inetti e che se fossero stati loro a seguirmi avrei vinto sicuramente.

Erano animati dal sacro fuoco della devozione cieca, del fanatismo alla causa, più che a me, e diventavano sempre più inquieti e minacciosi nel vedermi temporeggiare, esitare.

Una di loro in particolare, Anjanka. La padrona di casa, colei che aveva voluto fortemente il mio ritorno, che aveva convinto gli altri ad esumare di nascosto il mio cadavere e far la fatica di provare a riportarmi in vita, rintracciando i frammenti di Horcrux distrutti, sperimentando rituali magici che nemmeno io avrei osato tentare, evocando demoni e spiriti per riportarmi indietro e riprovare a conquistare il potere con me alla guida. Che bisogno avevano poi di me, mi sono chiesto, se erano tanto determinati? Ma tant'è, guidati da lei ce la fecero.

Una grandissima strega, bisogna riconoscerglielo. Capace, potente. Completamente pazza. E molto bella. Alta, dai lineamenti nobili, alteri, lunghissimi capelli neri, occhi di ghiaccio, un corpo molto sensuale. Dopo qualche settimana dal mio ritorno, quando avevo recuperato le forze e la memoria, s'infilò nel mio letto, una notte. La prima di tante. Non me ne stupii.... mi succedeva di frequente che qualche mia seguace mi seducesse, anche nel passato. Ai tempi del mio primo ritorno, pur con il viso deforme, Bellatrix si era infilata spesso nel mio letto, lasciando il marito consapevole del tradimento a soffrire, senza potersi ribellare. Il fascino del potere va spesso oltre l'aspetto esteriore. Le ho sempre accolte, praticando con loro non mero sesso ma magia sessuale, volta ad accumulare potere.

Non lo feci con Anjanka, non ci riuscii. In realtà bramavo un contatto umano più intenso della devozione timorosa degli altri, sentivo la necessità di qualcosa di più, anche se non ero in grado di definire che cosa. Avevo bisogno di rassicurazione, di calore umano, di una forma di affetto, in qualche modo.

Quando quella notte la sentii svegliarmi, le labbra calde che baciavano il mio viso, le mie labbra, le sue mani impazienti che esploravano il mio corpo, che carezzavano la mia pelle, non ci pensai nemmeno un istante. La ricambia con gratitudine, con una passione bruciante, presi possesso delle sue labbra e del suo corpo con vorace bisogno, senza pensare a nulla, furiosamente, gridando di passione, trascinato dalla lussuria più cieca, guidato solo dall'istinto, più e più volte. Fu una cosa incredibile. Non so se fosse per il bisogno disperato che avevo di un contatto umano o perché il mio corpo rinnovato reagiva meglio e più intensamente agli stimoli, ma ciò che provai quella notte non lo avevo mai provato prima. Orgasmi brucianti, devastanti, in grado di annichilirmi totalmente.

Mi persi nel suo corpo, nelle sue braccia, fino a svenire sfinito con il viso posato sul suo seno, lei che mi carezzava i capelli mormorando parole dolci che nemmeno sentivo.

Fu la prima di molte notti, in quel modo, anche se la forza dei sensi non fu mai più così devastante. Anche perché cominciava ad inquietarmi.

Parlava costantemente, facendo progetti per il futuro, per quando avremmo riconquistato il potere, per quello che avremmo fatto ai babbani per asservirli, alle altre razze magiche, progettava di farmi da compagna, di darmi persino un figlio per iniziare una stirpe di dominatori del mondo magico... io la ascoltavo senza commentare, maturando la consapevolezza che non me ne importava più nulla. Non ero interessato a quei deliri di onnipotenza. Li riconoscevo come parte del mio passato, ma non mi coinvolgevano più. Non mi riguardavano. Non volevo più provarci, a ritornare al potere. Tutto il mio odio verso i babbani, tutta la mia ambizione sembravano appartenere ad un'altra persona, non a me.

Fu a causa sua che cominciai a rendermi conto che se volevo andarmene vivo dal suo castello, senza di loro e senza seguire il progetto che avevano per me, dovevo ucciderli tutti. Esitavo, prendevo tempo, rispondevo evasivamente alle continue domande di lei, ma vedevo i loro sguardi farsi sempre più inquieti, preoccupati. Li sentivo mormorare, chiedersi se non avevano sbagliato qualcosa nell'incantesimo che mi aveva riportato in vita. Percepii l'idea di uccidermi e riprovare... per vedere se riuscivano meglio, stavolta. Fu la goccia che fece traboccare il vaso.

Li riunii tutti, come se volessi finalmente partire con il loro progetto. Mi guardavano sospettosi, inizialmente, finché non cominciai a parlare. Delirai sulla stirpe, sulla tradizione, finché non si rilassarono. Ed allora li uccisi. Quattro con un incantesimo deflagrante, gli altri con l'Avada, prima che potessero reagire. Hanno a mala pena avuto il tempo di reagire, tentando maldestramente di disarmarmi. Solo Anjanka ha tentato di rispondere al mio Avada con un altro Avada. Lo sguardo di puro odio che aveva negli occhi, un attimo prima che la uccidessi, mi tolse ogni rimorso.

Ho ucciso decine di persone, ho ucciso mio padre ed i suoi genitori che non ero nemmeno maggiorenne. Un tempo lo facevo freddamente, senza emozioni particolari. Ma quando spensi la luce negli occhi di Anjanka, l'ultima del gruppo, restai immobile a guardarmi attorno, a fissare tutti quei cadaveri con il cuore in gola, sconvolto dalla mia stessa ferocia. Li avevo uccisi senza dar loro possibilità di scampo, rendendomi conto della determinazione con cui lo facevo, del mio potere non solo intatto ma persino più forte. Avevo sentito una parte antica di me gioire del potere, della capacità di uccidere con un solo gesto tutte quelle persone ed uscirne indenne. Ma un'altra parte ne fu orripilata. Quella più recente.

Mi accucciai, sconvolto, a guardare quello che avevo fatto. Pur avendolo maturato per giorni, avendo progettato tutto nei dettagli, cosa fare, dove andare, mi ritrovai a fissare tutti i morti che avevo fatto chiedendomi perché. Per cosa? Ne valeva la pena? Non sarebbe stato meglio lasciarmi uccidere.... magari avrebbero fallito ed io avrei potuto riposare tranquillo. Ma il mio istinto di sopravvivenza, sempre più forte di qualunque mio ragionamento, mi fece rialzare e seguire il piano, roboticamente, senza un pensiero logico a parte la volontà cieca di fuggire da lì.

Radunai pochi abiti da babbano, qualche strumento magico indispensabile, la bacchetta nuova che avevano fatto fare per me, visto che la mia era stata spezzata al mio funerale, tutti i soldi che riuscii a trovare e me ne andai via, dando fuoco al castello, per cancellare ogni traccia. Girai le spalle a quel rogo e mi inoltrai nella foresta.

Arrivai ad un villaggio babbano, nel cuore della Russia occidentale. Presi il primo treno che trovai, scoprendo solo sopra che avevo preso la transiberiana diretta in Cina

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